Autore: redazione
pubblicato il 5 Marzo 2023
nella categoria Recensioni Testi
L’autore, docente di Storia e Teoria del paesaggio presso la Scuola di Ingegneria di Ginevra-Lullier, al Politecnico di Losanna (EPFL) insegna anche Lettere Comparate all'Università di Grenoble. Tra i testi pubblicati di recente si segnala Il paesaggio per Il Mulino, 2009 e Sulla panchina. Percorsi dello sguardo nei giardini e nell'arte per Einaudi, 2014.
Come afferma nell’introduzione autocritica, il paesaggio è stato spesso considerato come un fermo immagine che si impone sulla realtà, con il pericolo che si blocchi tutto per divenire una apparizione assoluta. Ragionando su ciò che stiamo vedendo si possono però scoprire aspetti ignorati e, come afferma Andrea Zanzotto, si percepisce che esiste sempre qualcosa “dietro il paesaggio”, qualcosa a monte del paesaggio stesso.
Com’è noto il termine paesaggio deriva dal latino pago ed allude al piantare un palo nel terreno per creare un centro rispetto al caos indifferenziato e stabilire un rapporto, una linea invisibile tra la terra e il cielo. La sua essenzialità di elemento verticale consiste nel fatto che deve avere un significato. La considerazione successiva è rappresentata dal fatto che questa sorta di menhir rappresenta un’anticipazione della casa e quindi della polis intesa anche come grande foresta. In essa spiccano le torri che corrispondono ad architetture proiettate verso il cielo. Tra gli esempi più affascinanti del rapporto tra i due elementi Jakob cita il famoso The Lightning di Walter De Maria realizzato nel deserto del New Messico. Formato da 400 parafulmini in acciaio di differente lunghezza, pronti ad accogliere i fulmini scagliati da Giove, sono disposti ad intervalli regolari lungo un rettangolo che si estende per un chilometro di lunghezza e un miglio di larghezza.
Nella storia dell’arte il primo paesaggio lo si deve a Leonardo da Vinci che nel 1473 realizza un piccolo disegno ad inchiostro. Riporta una parte del territorio della Val d’Arno. L’opera “è resa tanto nel dettaglio quanto nella sua totalità. La luce e l’ombra, il movimento dell’acqua, così come l’effetto del vento sono quasi tangibili, malgrado la rapidità del tratto”.
L’elemento successivo non può che essere la funzione svolta dalla cornice, luogo di mediazione tra l’esterno e l’interno. Rende materiale il paesaggio e lo isola portando l’opera dal territorio irreale dell’arte a quello della realtà.
Oggi il paesaggio rappresenta anche il prodotto di una serie di tecnologie moderne, ad iniziare dall’uso della finestra e quindi dalla cartografia, dalla prospettiva centrale che, dopo gli affreschi realizzati dai greci e dai romani, torna grazie anche alla famosa tavoletta e con varie altre invenzioni messe a punto dagli esperti. Tali scoperte hanno permesso di realizzare una immagine paesaggistica del mondo. Inquadrare uno scorcio di natura tramite lo sguardo rappresenta quindi un fatto culturale, mediato dalle tecniche dell’osservazione, e non una abilità che l'essere umano possiede a priori.
Michael Jakob, Le origini tecnologiche del paesaggio, LetteraVentidue Siracusa 2022, p. p.140 con numerose immagini a colori, € 13,50.