Autore: Arcangelo Di Cesare
pubblicato il 09/02/2023
nella categoria Cronache e storie di Arcangelo Di Cesare
Nel fascicolo di gennaio 1973 veniva presentata un’icona dell’architettura mondiale: la Nakagin Capsule Tower dell’Architetto Kisho Kurokawa. L’edificio, che lo scorso hanno è stato demolito, ha rappresentato e continua a rappresentare il simbolo del movimento Metabolista Giapponese.
Completato nel 1972 si sviluppava su tredici piani, intorno a due nuclei distributivi in cemento armato a cui si agganciavano le 144 unità; ogni capsula consisteva in un minuscolo spazio abitativo di 10 metri quadrati, il cui arredamento era stato progettato con elettrodomestici e mobili integrati alla struttura stessa; lo completavano un bagno, con dimensioni simili a quello degli aerei, e una grande finestra circolare, ad oblò, disposta sopra il letto. Le capsule non avevano una cucina, rafforzando l’idea che non erano destinate a essere abitazioni permanenti ma bensì uno spazio a metà tra una stanza d’albergo e uno spazio di lavoro: un moderno “pied-à-terre per working nomads”, figlio di quel nuovo modo di vedere il futuro negli anni 60-70.
La Nakagin non fu solo uno splendido esempio di architettura moderna ma anche la definizione di una nuova idea abitativa e la modulazione di infinite soluzioni progettuali con le quali il visionario Kurokawa tentò di fornire nuovi approcci al mondo dell’architettura e dell’urbanistica.
Le capsule, pensate per durare 25 anni, dovevano essere sostituite a fine vita, ma, come in molti altri ingegnosi edifici modernisti in cui le istruzioni di manutenzione non furono mai rispettate, la scarsa conservazione generò quel rapido invecchiamento diventato ben presto sinonimo di obsolescenza.
Gli alti costi di restauro, oltre al valore economico del terreno, dovuto alla strategica posizione dell’edificio, ne sancirono di fatto la demolizione; da più parti si è provata la soluzione con un miracoloso salvataggio, provando di anteporre al guadagno economico immediato, generato dalla demolizione, il valore culturale della memoria da tramandare ai posteri.
Il restauro della Nakagin avrebbe veicolato quel potente messaggio di veder tutelati tutti quei mondi diversi, fortemente in contrasto con la sterilità creativa dei tanti ambienti coevi……. così non è stato ….. ci resta solo la speranza che la tutela del patrimonio architettonico moderno diventi il termometro per apprezzare al meglio il livello di crescita e lungimiranza della nostra società.