Autore: redazione
pubblicato il 20 Febbraio 2023
nella categoria Recensioni Testi
Sono molti i pregi che si rintracciano in questa agile ma solida pubblicazione. Messa a punto dall’autore, con la ricca postfazione di Piero Ostilio Rossi, un vero e proprio saggio in cui spiccano le puntuali considerazioni sull’opera di Peter Zumthor. alla ricerca della meraviglia in architettura.
Tra i meriti del volume vi è quello di mettere in moto la molla del ricordo. Qualche anno prima della scomparsa di Giovanni Michelucci, per la Rai, con la regia di Tonio Damia, con Antonella Greco abbiamo realizzato un documentario sul maestro quasi centenario. In quella occasione ci ha parlato, con tono profetico e sognante, di una città realizzata dagli angeli. Ho ritrovato con sincera emozione le medesime parole tratte da un testo: Dove si incontrano gli angeli pensieri fiabe e sogni in nota a piè di pagina del libro in questione.
A proposito della meraviglia Secchi, condividendo con Bloch il bisogno del sogno ad occhi aperti, evidenzia la necessità dell’utopia come capacità di anticipare la realtà. Passa quindi in rassegna quelle dell’antichità come il colosso di Rodi o il faro di Alessandria evidenziandone il gigantismo, caratteristica che torna nelle straordinarie tavole del Boullé o nel progetto di Brasini per il concorso del Palazzo dei Soviet. Ai giorni nostri si manifesta nella scalata al cielo iniziata dalla Torre Eiffel e proseguita con i grattacieli. A cosa vogliono alludere? Per dirlo con il filosofo Severino, allo stupore di fronte all’angoscia della morte.
L’autore nota che la meraviglia nasce anche dall’osservazione della natura fonte per l’architettura. In tempi recenti mostra la predisposizione ad imitare vegetali, animali tentacolari, spugne o particolari anatomici di esseri viventi. Al contrario di ciò che è avvenuto negli anni Trenta del secolo scorso nella mostra alla Triennale su l’Architettura rurale italiana che evidenziava “il valore della semplicità, della perfetta razionalità ed economia dello spirito, della povertà”.
Tra le utopie concrete ci rammenta che un ruolo importante è stato svolto da Bruno Taut con gli scritti teorici e con la realizzazione delle siedlungen, abitazioni per lavoratori costruite da cooperative negli anni della Repubblica di Weimar. Un esempio lo si ritrova nel secondo dopoguerra in Italia, con l’opera di Adriano Olivetti non solo ad Ivrea. Proprio da quelle intuizioni nasce l’esperienza dei piani di INA-Casa che realizzano un gran numero di abitazioni. Tra queste si apprezzano quelle al Tuscolano, progettate da architetti come De Renzi, Muratori e altri, come Libera, autore dell’unità di abitazione orizzontale, ispirata da un viaggio in Marocco. Forse con la sensibilità d’oggi è giusto esprimere perplessità su un modello chiuso e introverso, estraneo alla nostra cultura architettonica, con giardinetti presto divenuti cortiletti lastricati. Non tiene conto del fascino del luogo in cui si insedia segnato dalla torre di Tor fiscale, dagli acquedotti romani e dalle ultime tracce di una campagna che ha ispirato artisti famosi.
Le conclusioni indicano che la via per uscire dai tragici eventi scaturiti dall’invasione dell’Ucraina può avvenire con una architettura capace di farci sognare e tornare alle utopie.
In copertina: Roberto Secchi, Architettura Bisogno di sognare, con la collaborazione di Leila Bochicchio postfazione di Piero Ostilio Rossi, tab edizioni, Roma 2022 p. 190 con numerose foto in b. e nero, €15,00.