Autore: Arcangelo Di Cesare
pubblicato il 13 Ottobre 2022
nella categoria Cronache e storie di Arcangelo Di Cesare
Siamo alle solite: “della serie pietre miliari della Storia dell’Architettura”, la rivista, nel fascicolo di questo mese, ci presenta l’iconica opera di un grande Architetto Francese. Ancora oggi la trovo assolutamente incredibile nonostante lo scorrere del tempo gli abbia inferto qualche stoccata.
E’ il frutto di un periodo, dopo le rivolte studentesche del 1968, in cui soffiava forte il vento di nuove idee progressiste e sperimentali; la ricerca di una alternativa ai “Grand Ensemble” spinse il “nostro” a ricercare soluzioni in cui temi come la libertà umana, la mescolanza di funzioni, il movimento e la diversità erano centrali. Questa alternativa era devastante se paragonata al lavoro coevo di altri professionisti, che sottomessi ai vincoli imposti dalla legislazione, ne uscivano con soluzioni in cui le eccessive simmetrie non riuscivano affatto a nobilitare edifici assolutamente mediocri; ricercare la complessità, superare le difficoltà e lavorare con la fantasia invece, erano alla base dei pensieri dell’architetto che edificò il complesso presentato in questa cronaca.
Il forte contrasto, con le tipiche planimetrie dei contemporanei “social housing” che si costruivano nelle Banlieu parigine, capaci di ripetere in maniera maniacale sempre lo stesso schema, è evidente nell’edificio che si costruì ad Ivry-sur-Seine. Nella soluzione proposta l’accatastamento apparentemente accidentale di unità abitative uniche, le terrazze con angoli acuti a sbalzo, l’invasione del verde, le scale esterne capaci di farci raggiungere ogni spazio e la generosa concessione di tante aree pedonali, delineano un edificio “labirintico” in cui i confini tra spazi semipubblici e privati, risultano notevolmente sfumati, consentendo alla città di penetrare all’interno del complesso residenziale stesso. Allo stesso tempo questa frammentazione del terreno consentiva alla luce naturale di penetrare nei piani inferiori eliminando quella disparità tra i piani bassi e i piani alti.
Questi studi che obbligarono gli architetti a risolvere problemi spesso appiattiti da norme urbanistiche e strutture gestionali, richiedevano una mobilitazione all’ascolto dell’ambiente e della fantasia, che ancora oggi meriterebbero di avere quello sviluppo che non hanno mai avuto.
L’architetto era Serge Renaudie, la cui ricerca, purtroppo, terminò prematuramente il 13 ottobre 1981 all’età di 56 anni, e che in parte fu proseguita dall’ex-moglie Renèe Gailhoustet.