Autore: redazione
pubblicato il 13/10/2022
nella categoria Recensioni Testi
Mentre sugli schermi dei pochi cinema ancora rimasti aperti scorrono le immagini di Siccità, l’ultimo film di Paolo Virzì che ci mostra l’impressionante tempo che stiamo vivendo, in una Roma in cui non piove da oltre tre anni ed il Tevere è completamente secco, sulle pagine del nuovo libro di Carlo Prati troviamo un capitolo chiamato Acquaroma. Ci parla di fiumi noti come il Tevere e l’Aniene, ricordandoci che la città sorge dall’acqua e sull’acqua. A ciò aggiunge fatti di cronaca recenti.
Nei lavori di scavo per la Metro C che procedono con lentezza esasperante, alcuni anni or sono, si è scoperto un terzo fiume: il Volturnus, che passa proprio sotto il Colosseo. Esistono laghi sotterranei a Monteverde e sotto le fondazioni per il Palazzo della Cancelleria. Insomma Roma non dovrebbe patite la sete e partendo da questo presupposto l’autore mette a punto una serie di intricanti collage digitali. Illustrano la mappa idrografica della Città Eterna e mostrano, sulla base delle famose tavole di Giambattista Nolli, ristampate da Officina grazie all’impegno dell’amico Stefano Borsi, una città affacciata sull’acqua, immagine di un tempo sospeso. Del resto lo ricorda Brodskij in Fondamenta degli incurabili “Aqua è uguale al tempo, e l’acqua offre alla bellezza il suo doppio”.
Di sicura suggestione la copertina del volume. Una sorta di contaminazioni tra epoche e generi dove compare l’immagine di un labirinto tracciato sul terreno. Poco distante uno stilobate. Dal quel basamento cresce il volume del Guggenheim Museum di New York di Wright. Quel capolavoro porta sulle spalle il minareto della Grande Moschea del Venerdì, realizzata a Samarra. L’avvolge una maglia circolare di metallo che rinvia al gasometro di Roma.
Carlo Prati che come annota Alessandro Melis “tra i creativi italiani è certamente uno dei più dotati, sia per tecnica che per profondità di ricerca” è l’autore di volumi come Il disegno dell’Autonomia (Librìa 2018), Lo spazio del vuoto (LetteraVentidue 2020) e Iperoggetto periferia (Bordeaux 2021). Nell’introduzione: “Parliamoci chiaro”, annuncia il disastro dovuto al cambiamento climatico. Per evitarlo è necessario modifica profondamente i tradizionali modi di vivere e di consumare.
I collages e i disegni prodotti nell’ultimo decennio e messi a punto con una forte carica iconica ci mostrano “ibridi tra natura e architettura, città-oasi o paesaggi-portaerei, superfetazioni e innesti pneumatici come espansione temporanea degli spazi abitabili, architetture-pianeta o pianeta-architettura” e insieme ai testi posizionano l’insieme all’interno di una visione attenta al contesto storico e culturale e sensibile alle possibili mutazioni. Rappresenta quindi, oltre ad una sintesi del percorso sperimentale, la volontà di rappresentare nuovi possibili scenari di cui avvertiamo la necessità.
In copertina: Carlo Prati, Architettura oltre la fine del mondo, Lettera ventidue edizioni, Siracusa 2022, p. 176 con moltissime illustrazioni a colori, €. 22,00.