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Miami: ponte tra culture – di Antonio Tursi

Miami: ponte tra culture – di Antonio Tursi

Autore: Antonio Tursi
pubblicato il 08/03/2022
nella categoria Parole

L’estetica del vizio

Prima dei relais tentati dagli artisti per ricucire le diverse zone urbane, negli Ottanta l’inserviente ispanico di un hotel su Brickwell Avenue così rispondeva all’ospite appena giunto in città, che domandava dove fosse la spiaggia essendo Miami situata sull’oceano: “No, signore. Quella è Miami Beach. Sono città distinte, signore, unite da sopraelevate. Ma non le sarebbe piaciuta, signore, non c’è altro che malavita a Miami Beach”.

Ma il nuovo arrivato, proveniente dalla California, sapeva già bene dove era andato a parare, visto che si tratta di un efferato delinquente, di quello che si rivelerà il violento antagonista del detective Hoke Moseley in Miami Blues, uno dei romanzi della tetralogia pulp che il poliedrico Charles Willeford ha ambientato nella sua città di adozione. Moseley è un detective depresso, squattrinato, fuori dagli schemi ma, forse, proprio per questo a suo agio nell’alberghetto di Miami Beach nel quale vive, a suo agio nella città di quegli anni, in una città che, prima della sua esplosione globale, era già entrata nelle cronache come piazza di raccordo del narcotraffico e di conseguenza come città abbastanza pericolosa.

La stessa città che, con i suoi vizi e misfatti, ha ispirato quel prodotto seriale di grande successo capace di invadere gli schermi di tutto il mondo, Miami Vice. Andata in onda dal 1985 al 1989, questa serie tv poliziesca ha saputo cogliere contemporaneamente la diffusione della violenza in una città diventata crocevia di droga e di soldi “sporchi” e l’esplosione globale di una nuova estetica, quella propria di quel decennio, dominante globalmente e condensata localmente a Miami. I contenuti degli episodi attingevano, perciò, al vissuto metropolitano di narcotrafficanti, contrabbandieri, sicari, poliziotti corrotti o capaci di attraversare il male per inseguire la giustizia. Personaggi che si muovevano in una citta spietata, cinica e violenta, dove le sparatorie erano all’ordine del giorno.

Questo cuore di tenebra ha rappresentato anche il motore di una grande speculazione edilizia, del boom della città, all’insegna di un’estetica patinata di cui proprio il telefilm ha reso la più nota celebrazione. I due detective protagonisti furono definiti, forse dallo stesso capo della NBC Brandon Tartikoff che mandò in onda la serie, “poliziotti alla MTV”. Il ritmo dei videoclip musicali ha infatti segnato quel decennio. La colonna sonora, affidata a Jan Hammer, riassumeva tendenze del momento, la new wave e il synth pop commerciale, oltre ad accogliere nei vari episodi le più celebri canzoni di quegli anni come In the Air Tonight di Phil Collins. Poi l’accostamento di colori pastello o freddi, gli earth tones, con gli abiti larghi di Versace e Armani in bianco abbagliante o in colori accesi, indossati sopra semplici t-shirt. E ancora auto di lusso e motoscafi a segnalare il denaro affluente.

Sebbene il mito patinato e solare di Miami e la sua funzionalità globale si dispiegheranno pienamente negli anni successivi, l’afflusso di denaro anche “sporco” e il conseguente boom edilizio non sono affatto fattori trascurabili nella sua ascesa. Ascesa che, però, ha comportato una riappropriazione degli spazi urbani rispetto sia alla criminalità che al cemento indiscriminato. Una riappropriazione simboleggiata dall’Art Déco District, dagli edifici intorno alla Ocean Drive con i loro angoli arrotondati, gli elementi in vetro-cemento, i colori pastello, che prima sono stati difesi dalle mire della speculazione edilizia tesa ad abbatterli per costruire più redditizi grattacieli-hotel e poi pienamente recuperati da accurati interventi di restauro, tuttora in corso. Insieme al rifacimento dell’attrezzato e organizzato waterfront, diventato ormai un vero e proprio landmark – con le sue palme, con le sue piste per runner e ciclisti, con le sue torrette per i bagnini, persino con i suoi distributori gratuiti di crema solare –,  questo recupero dell’Art Déco District ha gettato le basi per fare di Miami una meta del turismo internazionale. [2/3 continua]