Autore: Roberta Melasecca
pubblicato il 27/03/2022
nella categoria Incontri di Roberta Melasecca
Tre anni di produzione. Cinquacinque giorni di allestimento, sei metri di larghezza e nove di altezza, 4 tonnellate di peso, duemila pezzi di vetro soffiato di Murano. L’ultima installazione di Ai Weiwei nell’aula XI delle Terme di Diocleziano, dal titolo “La Commedia umana”, si erge sospesa ad una struttura reticolare facendo da sfondo prospettico all’enorme mosaico ornamentale di Ercole e Acheloo. L’artista cinese allestisce una ciclopica festa conviviale di morte e vita, un groviglio non casuale di frammenti anatomici, ossa, scheletri, organi interni-fegato, cervello, cuore, intestino- crani di animali ai quali si aggiungono granchi, uccellini nelle sembianze del simbolo di twitter e telecamere che sembrano osservare dall’alto i passi di chiunque si avvicini. Totalmente nera, di un vetro opaco che non riflette ma assorbe la luce proveniente dai finestroni a tutto sesto dell’aula, La Commedia umana è un buco nero che fagocita in sé ogni cosa, attrae e cattura, senza possibilità alcuna di sfuggire. Anche lo spazio viene ingoiato totalmente e con esso chiunque si trovi nel campo gravitazionale per il quale l’esterno diventa improvvisamente interno e lo spazio-tempo si contrae in un unico punto. E in quell’unico piccolo punto ci siamo noi, la nostra mortalità messa in mostra, esposta alla vista di tutti: vita e morte non più separate da una linea di demarcazione ma il continuum di una storia di quotidianità e fragilità nella quale le decisioni umane hanno il potere di trasformare la vita in morte e la morte in vita. Sfuggiti solo per un attimo alla sua forza accentratrice, ci ritroviamo ad osservarla da lontano, dal fondo dell’aula, dove, facendo un viaggio a ritroso nel tempo, ci ritroviamo seduti al banchetto di un patrizio romano con in mano una larva convivialis, piccolo scheletro snodabile in metallo che esorta a non dimenticare la nostra caducità e a godere delle gioie della vita. E, alzando lo sguardo, un mosaico proveniente dall’area sepolcrale della via Appia mostra uno scheletro disteso su un triclinio e sotto la scritta in greco γνῶθι σαυτόν, “conosci te stesso”. «Come nella Commedia umana di Balzac, in questo lavoro si uniscono festa e lutto, quotidianità e dramma, ironia e tragedia. È un’opera che dalla Roma antica passa al memento mori barocco, e nel farlo mette in connessione il passato di Roma alla Roma contemporanea», afferma il critico e curatore Ludovico Pratesi. Una visione, una profezia, un monito. [gallery link="file" columns="2" size="full" ids="36130,36125,36131,36127,36124,36126,36128,36129"] LA COMMEDIA UMANA Terme di Diocleziano Dal 25 marzo al 3 aprile 2022 Orari: da martedì a domenica dalle 11:00 alle 18:00 Ultimo ingresso ore 17:00. Chiuso il lunedì