Autore: Arcangelo Di Cesare
pubblicato il 13 Gennaio 2022
nella categoria Cronache e storie di Arcangelo Di Cesare
La rivista continua ad occuparsi di spiriti liberi. Nel numero di dicembre viene presentata l’opera di un grande Architetto Pistoiese, tanto stimolante quanto isolato, tanto silenzioso quanto fecondo, tanto normale quanto eccezionale: l’Architetto Giovanni Battista Bassi. È stato un sognatore, innamorato dello spazio e del disegno, capace di armonizzare linee e forme geometriche con il solo fine di declinare costruzioni ricche di esplosive volumetrie. I suoi saranno lavori mai banali spaziando, con assoluta generosità, verso ogni forma di creatività, dal design del piccolo oggetto quotidiano, alla realizzazione di brani architettonici fino all’utopia di una “Città ideale sulla collina”. Ed è proprio di questa sperimentazione che si occuperà la rivista; in una stagione, quella degli anni 60, connotata da molte fughe in avanti e indietro, sarà particolarmente difficile catalogare l’esperienza di Bassi, la cui caratteristica fondamentale era proprio quello di non essere troppo avanti da guadagnarsi un posto nell’Elite dello sperimentalismo dell’epoca, né tanto indietro da riproporsi come un’operazione di manierismo storico. Tra le ricerche coeve fu più semplice collocare questa esperienza nel “possibile e credibile”. Possibile perché la struttura della città, tagliando la collina, riusciva a saldarvisi più organicamente e materialmente sembrando essa stessa la collina. Credibile perché l’operazione dal punto di vista morfologico-territoriale potè godere di quei crediti che Bassi aveva maturato tanto faticosamente nell’arco della sua vita professionale. Possiamo sintetizzare la sua opera con le parole di Francesco Gurrieri: “Bassi fu semplicemente un autentico architetto che operava emarginato da connivenze metropolitane, ancorato solo alla sua feconda volontà di progettare e forse anche a quella libertà dell’architettura che la persona forse a lui più cara, Giovanni Michelucci, gli aveva insegnato”. Quando morì nel 2013 venne ritrovata nel suo portafoglio la frase scritta da Michelangelo nel 1557 al nipote: “Questa diligenzia ho sempre usata ed uso perchè molti credono, ed io ancora, esserci stato messo da Dio”. Lasciando umilmente la vita terrena questa era la sua ultima traccia.