Autore: Massimo Locci
pubblicato il 11 Novembre 2021
nella categoria Contro-Architettura di Massimo Locci
Il tema delle stazioni di servizio per i carburanti, pur essendo una componente significativa nel paesaggio, e non solo urbano, sono un tema poco praticato dagli architetti; spesso sono banali e pedisseque ripetizioni di una tipologia standard, con un’immagine codificata per ciascuna azienda erogatrice e oggetti acriticamente buoni per qualsiasi contesto. Eppure in passato molti architetti qualificati si sono espressi su questo tema, con ottimi risultati. Sono stati fatti anche importanti concorsi di progettazione. Va riconosciuto ai progettisti di Innofuel della Artelia Italia spa (Capogruppo del progetto architettonico Carlo Redivivo) di aver affrontato l’argomento con competenza e sensibilità, facendo confluire nel progetto della “flagship Station Q8” di Paderno Dugnano (superstrada Milano-Meda) innovazione tecnologica, design, forte valenza comunicativa e sperimentale, creando un vero landmark territoriale. “Il progetto della nuova stazione – scrive in una nota Anna Pietragalla, che nel team si è occupata del Concept Design e dello sviluppo progettuale - nasce dal desiderio della Kuwait Petroleum Italia, conosciuta con il marchio Q8, di realizzare l’impianto di distribuzione carburanti più rappresentativo del marchio nel nostro paese e di far sì che fosse, non solo un punto di rifornimento tra i più grandi nel paese, ma che divenisse nello stesso tempo la proiezione di un’offerta commerciale diversificata e più ampia, fruibile anche come struttura polifunzionale completamente visitabile”. L’elemento che maggiormente caratterizza il complesso autostradale sono le pensiline. A differenza delle soluzioni usuali, con impianti composti da forme statiche, quasi sempre prismatiche, monofunzionali e totalmente indipendenti fra loro (stazione di servizio e zona rifornimento coperta), i progettisti di Artelia Italia hanno immaginato unitariamente le due componenti. Ne è emerso un organismo architettonico polisemantico e un’immagine coordinata, che compenetra morfologia, dettaglio architettonico, materie, colori e comunicazione grafica (anche in relazione all’immagine consolidata del brend). Hanno definito il progetto della stazione sperimentale le “pensiVele di Q8”. Le forme sono fluide e avvolgenti, sia in pianta, sia nella sezione-prospetto. Le grandi e ariose pensiline (1600 mq) nascono e si concludono dal suolo, definendo un doppio arco parabolico, che si libra in verticale fino a dieci metri e poi per circa venti in orizzontale, infine si sovrappongono in corrispondenza del pilone centrale, lasciando sempre libera e aperta la forma. L’opera, in sintesi, nasce dal paesaggio e muore in esso, determinando fughe percettive divergenti e anti-prospettiche. Il pennone che sorregge i due lembi delle pensiline, con un sistema articolato e dinamico di cavi strallati, è stato progettato con sapienza ed eleganza dallo studio Speri (pilone in acciaio alto 26 m, diametro 1,3 m, stralli lunghezza complessiva di 220m). Il riferimento all’albero maestro delle barche a vela è più che evidente (metafora peraltro scelta dalla Q8 per promuovere il proprio marchio/prodotto anche per la pubblicità). L’apparentamento con il mondo nautico, oltre al design di dettaglio e ai materiali, è palese nella morfologia complessiva; inverando in modo attualizzato un topos dell’architettura moderna, presente fin dalle prime avanguardie del MM. Qui viene sviluppato con doppi riferimenti linguistici: sia al mondo high-tech con la tensostruttura, sia alle superfici plasticamente estese della blob-architecture e di molti progettisti contemporanei, Zaha Hadid e Future System in particolare. La stazione di servizio su due livelli (caffetteria, ristorante, spazi retail e d’incontro, servizi) occupa un lato del complesso, fondendosi con la descritta figura primaria. L’edificio commerciale, con una superficie di circa 470mq, è un luogo ricco di tensione, luminoso, flessibile, aperto e in dialogo costante con l’eterno, con il dinamismo degli utenti, attratti dalla particolarità dell’architettura, dagli spazi verdi e di sosta, dai servizi innovativi e dalla varietà di funzioni. Il Centro di eccellenza di Paderno Dugnano è, infatti, una stazione di servizio all’avanguardia anche per la tipologia di prodotti e di rifornimento (carburanti petroliferi standard che includono anche biocomponenti, gas naturale liquefatto, gas naturale compresso, carburanti senza emissioni di carbonio come caricabatterie per veicoli elettrici e stazioni di idrogeno). Materiali e colori (azzurro, bianco e variazioni di bruni, dal color sabbia all’ambra) consentono ai progettisti di impostare una nuova ricerca sullo spazio liquido, sulle concatenazioni geometriche, , sulla percezione da e verso il paesaggio, sulle superfici curve, sulle forme simboliche di matrice anche zoomorfica e fantastica, sulle piegature e i paraboloidi (lo spazio temporizzato di Einstein). La Stazione di servizio nelle ore diurne sfrutta molto bene i giochi di luce, per la presenza di lucernai sulla copertura e di bucature dalla sagoma singolare (un’aggregazione libera di forme con matrice geometrica ottagonale), creando un legame stretto tra mondo occidentale e del medio oriente, che coinvolge anche le materie, le trame e i colori. Uno spazio accattivante, moderno e stimolante, assimilabile alla categoria freudiana del “principio del piacere” nell’architettura. Le valenze polisensoriali si accentuano nella notte, dove la luce artificiale (Streep led in aderenza alle pieghe delle superfici o corpi illuminanti lineari e liberamente fluidi, come i neon-sculture di Lucio Fontana) crea nuove sensazioni spaziali. Soprattutto questa architettura si segnala per la capacità di interrogarsi sulla genesi del segno. Sospeso tra densità e rarefazione, geometrie non euclidee e segni liberi, il gioco scultoreo delle curve e dei piani in continua mutazione diventa tensione percettiva. Superfici flessuosamente piegate, volumi plastici, archi parabolici, lastre sinuosamente deformate, sono tutte metafore per definire l’abbandono dell’assolutezza volumetrica e che esprimono con efficacia l’idea di architettura di flusso, come è appunto una stazione di servizio. Le facciate e le pensiline nell’intradosso presentano una non casuale correlazione di colori e di ulteriori elementi decorativi, ora assimilabili a telai liberi, ora a pannelli microforati di color bronzo, che sono linguisticamente e matericamente correlati con l’elegante e scultoreo totem informativo dell’ingresso all’area. Nulla è lasciato al caso. Come nota l’architetta: ”il risultato che si è voluto raggiungere è quello di una composizione scultorea architettonica dove l’uso dei materiali diversi si unisce a una ricerca di textures che si combinano tra loro e creano una composizione di pieni e di vuoti: superfici in metallo microforato, vetro. Questa varietà di elementi parla al visitatore e rende questo luogo accattivante per semplicità ed innovazione”.