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Aspettando il libro globale – di Gabriello Grandinetti

Aspettando il libro globale – di Gabriello Grandinetti

Autore: Gabriello Grandinetti
pubblicato il 16/04/2019
nella categoria Parole

Ancor prima che l’eBook reader dissolva irreversibilmente  l’aura del libro, il precetto  che  Annie Ernaux  richiama nel memorial “La vergogna”(’97), non può  farci  recedere  dall’accoglimento di quel suo proposito libresco: « Prendete e leggete, questo è il mio corpo e il mio sangue offerto in sacrificio per voi ». Quantunque la conversione di quel liquido ematico in inchiostro, oggi sia più conforme all’e-ink (elettronico) del digital display, anche se poco transustanziale, siamo comunque certi che nella transizione dalla pagina al file, la simultaneità dell’ipertesto, con modalità  brainstorming, non ne abbia  mutato  la “sostanza” ontologica nella codifica del tessuto narrativo.  L’eBook, rimette in gioco l’abituale orizzonte cognitivo lineare, nella catena sequenziale di causa/effetto, ma poggia su una consueta griglia percettiva di fruizione di testi in formato digitale su supporti leggeri e maneggevoli. Un’esperienza di lettura virtuale, ma a patto di non esserlo a seconda che ricorra o meno quel requisito di concorrenza con il libro. Allude al sistema smart dei link con cui puoi aprire accessi remoti a patto di non lasciarsi troppo deviare dalla rotta.  Il declino del libro, come manufatto irrimediabilmente tattile, così come ci è stato tramandato nella sua plurisecolare corporeità cartacea, sembra invece ripercuotersi sull’equivoco di un suo superamento dei valori contenutistici, piuttosto che sulla mutata modalità di trasmissione auratica dell’e-text in formato elettronico, indipendentemente dal medium che li supporta sotto forma di device. Qui non è più in discussione un’alterazione del sapere, per come avvenuto agli albori della diffusione dell’editoria del XV secolo, che adotterà la semiotica testuale dei caratteri mobili di Gutenberg per porre fine alle procedure amanuensi e invadere il mondo di opere enciclopediche, trattati, saggi, collane, brochure, cataloghi, romanzi… come vettori di cultura a tiratura illimitata e alla portata di tutti.  L’eBook  è lo scarto epocale di una molteplicità di sistemi di accesso a un sapere ipertestuale.  Un cambio di paradigma, per dirla con Samuel Kuhn, vissuto come un’esperienza di conversione o, se vogliamo, di un sommovimento emozionale della controcultura digitale dei Millennials a cui a volte tocca osservare il futuro da una postazione privilegiata. Come nell’aforisma dei nani sulle spalle dei giganti di Bernard de Chartres, “non per nostro merito, ma perché sollevati da gigantesca grandezza”, qui riletto come un conflitto generazionale con esiti di attualità.   Se per Umberto Eco la forma-libro è determinata dalla nostra anatomia, forse non occorrerà una variante antropomorfica per scorgerne il suo destino cartaceo. Difatti prendendo spunto dai lucidi scenari descritti da Alessandro Baricco nel suo ”The Game” in cui assume  plasticamente l’evoluzione della civiltà umana sotto forma di un archetipo “posturale”  attraverso l’icona: uomo-spada-cavallo fino all’attuale mutazione in: uomo-tastiera-schermo; questi sembra già vaticinare finanche  una sorta di postura zero. Qui i devices sono in grado di permutarsi in protesi organiche del corpo umano, innervando una rete di varchi sensoriali tra noi e la nuova realtà aumentata. Senza trascurare lo stupore con cui si pronunciava Arthur Clarke per cui: “Ogni tecnologia sufficientemente avanzata è indistinguibile dalla magia”.  E’ per mezzo dello storytelling, che in qualche piega nascosta della narrazione  dominante  siamo in grado di recepire la realtà, o la sua illusione ottica, ma comunque sempre in grado di rimetterci in contatto con i diversi  ambiti della comunicazione di massa.   Per Baricco: « Storytelling è il nome che diamo a qualsiasi design capace di dare a un fatto il profilo aerodinamico necessario per mettersi in movimento». Forse Baricco ignora che già Renzo Piano nel pensarsi come un brand: “RPBW (Renzo Piano Building Workshop), ha assunto fin da subito un coefficiente di resistenza aerodinamica come quello di un uccello migratore. Comme il faut: per gli architetti meno dotati di basso Cx, Luis Sepùlveda ci ricorda che: “Nessun uccello vola appena nato, ma arriva il momento in cui il richiamo dell’aria è più forte della paura di cadere e allora la vita gli insegna a spiegare le ali.”