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Il costruttore di castelli di sabbia – di Daniel Screpanti

Il costruttore di castelli di sabbia – di Daniel Screpanti

Autore: Daniel Screpanti
pubblicato il 16 Ottobre 2018
nella categoria Luoghi comuni di Daniel Screpanti, Parole

Il costruttore di castelli di sabbia – Una introduzione personale ed immaginaria al film documentario “L’architetto della luce” di Carlos Saura, dedicato alla realizzazione del Centro Botín di Santander e al suo progettista Renzo Piano    La storia che sto per raccontarvi è una ricostruzione fantastica, e prettamente personale, che traendo ispirazione da alcuni fatti plausibili, e da altri realmente accaduti, vorrebbe introdurre in maniera del tutto volontaria, senza troppe pretese e al di fuori da ogni commissione, il film di Carlos Saura “L’architetto della luce”, dedicato alla realizzazione del Centro Botín di Santander e al suo progettista Renzo Piano. Siamo nel secondo dopoguerra, su una spiaggia, in un pomeriggio d’estate.  Ci troviamo precisamente a Ovest di Genova.  Sulla sabbia di Pegli, c’è a pochi passi un villino neogotico con torre,  costruito nel 1880 dalla famiglia aristocratica genovese Lomellini, sulle fondamenta di un fortilìzio medioevale. Il Castello Chiozza. Oggi, L’Hotel Castello Miramare (1). Su questa spiaggia, due bambini stanno giocando. Sono fratelli, e si chiamano Renzo e Ermanno.  Renzo e Ermanno giocano a rincorrersi da un po’. Renzo però sta cominciando ad avvertire una certa noia. Vorrebbe fare un gioco diverso, un gioco più costruttivo.  Si ferma allora ad oziare vicino alla riva.  Guarda il Castello, fissa il mare. Si volta all’improvviso e nota che la sabbia cambia colore mano a mano che i granelli si fanno più distanti dall’acqua. Renzo ha un’intuizione. Costruire un castello con la sabbia. Un vero castello con tanto di fossato e ponte levatoio. Le opere iniziano subito scavando un canale circolare con le mani, non troppo lontano dalla battigia e creando un mucchietto di sabbia al centro, una specie di collinetta per posizionarci sopra la fortezza.  Dopo alcuni minuti di intenso lavoro, Renzo si ferma e si allontana sorpreso.  La collinetta sembra una piramide e le facce sono tutte diverse. La luce le colora in vario modo a seconda di come sono orientate rispetto al sole. Renzo riprende le opere e inizia a definire la forma del castello. Inventa cinte murarie, vedette, torrette, torrioni e baluardi. Scava porte, finestre, feritoie e caditoie. Disegna con la sabbia e sulla sabbia quanto serve a caratterizzare l’opera. Si concentra infine sulle indispensabili merlature che scolpisce sulla sommità del palazzo, delle torri e delle mura. Il castello non è perfetto. È però perfetto per immaginarsi una storia. Ermanno, che nel frattempo aveva iniziato nuovi giochi con altri bambini, dopo essersi accorto dell’assenza di Renzo, inizia a cercarlo. Non lo trova subito perché nel frattempo un nutrito gruppetto di spettatori aveva circondato il fortilìzio di Renzo. Giunto sul punto della scultura di sabbia, Ermanno non può che esclamare un sonoro “Bravo Renzino!”. E tutti intorno ad applaudire. I due bambini tornarono a casa entusiasti per il successo che ebbe la scultura.  Ermanno era stupito da quanta gente avesse potuto attrarre il castello di sabbia realizzato dal fratello minore.  Renzo ripensava soprattutto a un momento preciso. Il momento in cui decise di creare un passaggio per l’acqua in modo da catturare le onde e condurle dentro al fossato del suo castello. La luce sulle pareti del castello era diversa. Imprevedibile. Uno sbrilluccichìo di riflessioni e rifrazioni che aveva reso davvero magico e indimenticabile quell’ammasso di sabbia. Si addormentò ripensando a quell’istante (2). Molti anni dopo, quando Renzo Piano divenne Renzo Piano, dopo un sogno simile a quello che vi ho appena raccontato, l’architetto premio Pritzker, il Nobel per l’Architettura, inviò al quotidiano britannico The Guardian un articoletto su come si costruisce il castello di sabbia perfetto (3). Si tratta probabilmente della più antiaccademica lezione di architettura che sia mai stata pubblicata. Si tratta probabilmente di una delle pochissime lezioni di architettura che siano state pubblicate su un prestigioso quotidiano. Dalla lezione, emergono tutti i caratteri di un architetto costruttore di castelli di sabbia. Emerge anche l’ossimoro insito in un castello fatto di sabbia. Può infatti il materiale più povero, leggero ed effimero, simile per questo all’aria, e dunque alla musica, alla poesia e alla luce, costruire qualcosa di solido, possente e duraturo come un castello? La logica che seguono i costruttori di castelli di sabbia, non è la nostra logica. Per questo motivo, a volte, le poesie delle loro opere non ci piacciono più, o non riusciamo ad accettare fino in fondo la loro insostenibile leggerezza. Riferimenti
  1. Hotel Castello Miramare, C’era una volta il Castello, http://www.castellomiramare.it/il-castello/cera-una-volta/ , ultima consultazione 16/10/2018
  2. Serra E., 2018, L’intervista “Renzo Piano: «Il mio primo ricordo felice? Costruivo castelli di sabbia Per gli amici sono geometra»”, pubblicata il 19/05/2018 su Corriere della Sera, https://www.corriere.it/cronache/18_maggio_18/renzo-piano-il-mio-primo-ricordo-felice-costruivo-castelli-sabbia-3a8bf5a8-5aca-11e8-be88-f6b7fbf45ecc.shtml , ultima consultazione 16/10/2018
  3. Piano R., 2015, Renzo Piano: how to build the perfect sandcastle, pubblicato su The Guardian il 14/07/2015, https://www.theguardian.com/lifeandstyle/2015/jul/14/sandcastle-beach-renzo-piano-shard-architect-build?CMP=share_btn_link , ultima consultazione 16/10/2018
Immagine Ediz. M. Perinet-Pegli, Pegli, cartolina riproducente Castello Chiozza, cartolina viaggiata in data 7 agosto 1923, http://www.genovacollezioni.it/Default.aspx?q=CARTOLINE%20PAESAGGISTICHE&t=PEGLI%20CASTELLO%20CHIOZZA , ultima consultazione 16/10/2018