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Nani e giganti
L'immagine di Bernardo di Chartres del nano sulle spalle del gigante è di una astuzia luciferina. Evita l'arroganza di chi si vanta superiore ai propri maestri e, insieme, afferma che, rispetto a loro, si possiede un orizzonte più vasto...
... e se fossimo solo dei nani sulle spalle dei nani?
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Le vele di Scampia? Condemned, but not guilty
Molto vedono nelle Vele di Scampia una immagine negativa. Il sindaco di Napoli Luigi de Magistris vuole proseguire nel programma di abbatterle, proprio per distruggere quella immagine negativa. Ma è una immagine negativa di che cosa? Dell 'architettura o della città di Napoli? Dello slancio visionario degli anni Sessanta che non ha retto alla prova dei fatti o del vandalismo perpetrato su quegli edifici da abitanti abusivi che li hanno sequestrati per destinarli a sede della criminalità? Della ipotesi di un nuovo modo di abitare che i cittadini non hanno accettato o della incapacità di gestione della periferia da parte dell 'amministrazione? Perche non si riesce a tener separate le questioni e si continua a mischiare progettazione, contenuti sociali, gestione e responsabilità politiche? E, comunque, quanto pesa la colpa dell 'architettura rispetto a tutte le altre?
E poi: perche si vogliono demolire altre tre Vele, a cominciare da luglio prossimo, trasferendo altrove gli abitanti, mentre una sola, la più grande, sarà preservata, ristrutturata e destinata ad accogliere funzioni di eccellenza come la sede della Città metropolitana? Non è una domanda ingenua. Se è possibile la bonifica e la ristrutturazione per quella Vela, perche non lo si fa anche per le altre? E perche preservarla, poi, se la sua immagine è generalmente percepita come un fallimento? Ma, se si vuole preservare una Vela, non è perche, invece, essa ha assunto un valore intrinseco che va al di là della sua storia contingente, perche vi si intravvede un 'idea di una città diversa, alla quale un 'architettura coraggiosa e creativa poteva e può contribuire?
Il progetto di Francesco Di Salvo aveva questa carica di rinnovamento che si vuole cancellare con una carica di dinamite. Sono convinta che sperperare questo patrimonio edilizio originale sia una scelta costosa e sciagurata. Una scelta che ci porta indietro nel tempo, senza guadagnare prospettive più certe, più intelligenti, più sicure. Forse c 'è ancora il tempo per ripensarci.
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Ricordo di Giorgio Muratore
Conoscevo Giorgio Muratore da almeno 40 anni, lo intervistai per un suo scritto sulle Strutture Primarie, una originale lettura di visual e di enviromental design, temi tra arte e architettura, di cui anch 'io mi occupavo, e di cui si è quasi persa memoria.
L 'ho seguito nelle sue tante e importanti iniziative, nelle non secondarie collaborazioni con Eugenio Battisti (per le prime ricerche strutturate sull 'Archeologia Industriale), con Tomàs Maldonado a Casabella, con Paolo Marconi e altri per La Città come forma simbolica, con Paolo Portoghesi a Controspazio, con Giorgio Ciucci per la Storia dell 'architettura italiana: Il primo novecento e con Maristella Casciato per gli Annali dell 'Architettura Italiana Contemporanea. Giorgio Muratore ha curato mostre e pubblicato numerosi saggi sulla storia dell 'architettura e dell 'urbanistica contemporanee, riscoprendo e rivalutando molti autori ingiustamente lateralizzati, studiando temi originali e meno battuti dalla ricerca storico-critica. Soprattutto è stato un docente appassionato, generoso ed amatissimo dagli studenti (di Storia delle Arti Industriali e più recentemente di Storia dell 'Architettura Contemporanea) e figura di assoluto rilievo della cultura architettonica contemporanea: uomo di denuncia di molti 'misfatti ' urbanistici e scempi architettonico-paesaggistici, animatore di tante azioni civili di Italia Nostra e di tutela/valorizzazione del contemporaneo con DO.CO.MO.MO.
Non era stato un 'barricadero ' all 'università, ma era sempre in prima linea per segnalare operazioni edilizie poco trasparenti e manomissioni sul patrimonio edilizio.
Pur nelle divergenze, l 'ho sempre stimato. Insieme, agli inizi degli anni '80, abbiamo lavorato per una mostra sull 'Architettura Sovietica, poi a lungo con Bruno Zevi per tre volumi su Comunicare l 'architettura e per varie pubblicazioni e mostre. Tra le altre sul Foro Italico, su Terragni a Roma e su Franco Palpacelli. Ne ho sempre apprezzato la sua grande passione etica, la conoscenza dell 'architettura contemporanea e la disponibilità al confronto in tutte le sedi, la propensione per una comunicazione non noiosa e mai con un carattere apodittico; un ragionamento sempre approfondito ma stimolante e divulgativo. Per alcuni aspetti caratteriali, per la schiettezza e l 'intransigenza, mi ricordava, paradossalmente, proprio Bruno Zevi: entrambi erano arguti polemisti e critici dalla lingua tagliente.
Infine non lo ringrazierò mai abbastanza per avermi presentato, agli inizi degli anni '80, Emilio Puglielli, con cui ho condiviso 30 anni di esperienze lavorative, di ricerche e concorsi. Un architetto raffinato, colto e, come lui, caustico nei giudizi e dalla sottile ironia.
Con Giorgio Muratore ho condiviso molte battaglie in difesa di opere importanti dell 'architettura contemporanea a Roma, da Corviale all 'Ala Cosenza della GNAM, dalla Casa della Scherma ai mercati di quartiere, dalle torri di Ligini all 'EUR al Velodromo. Non tutte sono state iniziative coronate da successo e lui stesso ne aveva piena consapevolezza. Rispetto al Foro Italico e alle architetture di Moretti affermava: Sono quarant 'anni che se ne parla senza esiti concreti, il che significa che abbiamo sbagliato qualcosa. Una vittoria, però, fu straordinaria: la tutela integrale (architettura e macchinari) della Centrale Montemartini, che anche grazie a lui è ora uno degli spazi museali più affascinanti della Capitale.
In tema di restauro del moderno e di riuso delle aree dismesse era sempre in prima linea, con una visione lungimirante. A Londra o ha di recente affermato o hanno riconvertito il patrimonio industriale, ad esempio con la Tate Modern, i tedeschi lo hanno fanno in una regione intera, la Ruhr. Qui a Roma invece non si riesce nemmeno a recuperare lo spazio del porto fluviale. Anzi si assiste alla trasformazione del Consorzio Agrario in un condominio vergognoso. E per il Gazometro bisognerebbe riprendere l 'idea del Museo della Scienza, un progetto che sarebbe anche il simbolo del recupero di tutta l 'area.
Contemporaneamente, però, non ho mai compreso il suo atteggiamento nichilista e disfattista, le forme di autoesclusione dai circuiti che contano (in verità solo apparente), i suoi giudizi tranchant e che non ammettevano repliche, talvolta perfino poco approfonditi e al limite del gossip su molte opere e autori contemporanei. Soprattutto non ho mai apprezzato le valutazioni generiche di altri che ospitava nel suo blog Archiwatch, inutilmente conservatrici e qualunquiste, con attacchi nei confronti di chiunque provasse a proporre una qualsiasi procedura di trasformazione urbana o di innovazione architettonica; voci tra l 'altro spesso anonime o sotto pseudonimo.
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Prossimo Futuro. 45 designer italiani under 40 A cura di Luigi Prestinenza Puglisi e Monica A. G. Scanu 13 marzo 2017 | Acquario Romano | Roma Presentazione catalogo ore 16.00 Inaugurazione mostra ore 18.30 Lunedì 13 marzo 2017 inaugura presso l 'Acquario Romano Prossimo Futuro. 45 designer italiani under 40 a cura di Luigi Prestinenza Puglisi e Monica A. G. Scanu. ÔǪ
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E ' innegabile che, se esistono cose non adatte al titolo e all 'impostazione mentale di un architetto, ne esistono altrettante nelle quali l 'architetto può cimentarsi, forte di conoscenze e predisposizione mentale specifica. Dunque nei casi in cui un architetto italiano decida di non voler fare l 'architetto, può spendere il suo bagaglio culturale in altre discipline. Escluse alcune attività parenti strette dell 'architettura ÔǪ
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Questo è un nutrimento personale. So che non si dovrebbe mai parlare delle proprie cose, ma cerco di fare una riflessione che vada oltre. Mi capita di avere il picco di felicità nei confronti di un lavoro nel momento in cui facciamo le fotografie. Paradossalmente, più di quando l 'opera finisce, più di quando se ne attraversi lo spazio o di ÔǪ
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Ei fu. Giorgio Muratore è muorto, bello e bbuono, 'e subbito, a Roma, la settimana scorsa, l '8 marzo, festa della donna. Una prece. Sull 'ultima nostra PresS/T ho letto il bel medaglione che dell 'illustre defunto ha modellato con maxima cura Massimo Locci. Ritratto di prima mano, di ottima manella, scritto con affetto e manifesto rispetto, avendo avuto, il Locci, una conoscenza ÔǪ
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All 'interno delle discipline consolidate, nei settori politici di alto livello (come in quello europeo o almeno di ciò che resta), nei circoli ufficiali volgarmente definiti mainstrem, dubitare del supremo principio della vita urbana ci espone al pericolo della marginalità; è come toccare i fili dell 'alta tensione: si rischia la folgorazione e di rimanere sotto i riflettori di una mistificazione o, ÔǪ
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Prendendo spunto dal maestro Bruno Zevi, il quale dedicò uno splendido saggio sull'edilizia anonima, "popolare", estromessa dalla storia dell'arte e dell'architettura, quella delle campagne ma soprattutto delle informi, derelitte periferie urbane; il Rock estremo architettonico, adoro questa locuzione, e il suo rapporto con la cacofonia ambientale, si pongono interrogativi ai quali solo di rado si riesce a rispondere in maniera ÔǪ
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Spesso ci interroghiamo sulla sostanza della comunicazione on line e sul reale impatto nella nostra vita. I social network sono un gran strumento ma possono divenire nuove dipendenze. Forse dovremmo imporci regole di limitazione creando spazi e momenti in cui la tecnologia, nelle sue forme più nocive, sia bandita. ├ê curioso constatare come questi problemi fossero già evidenti 1900 anni ÔǪ
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Sloping House - Casa In Pendenza Tratta da Amazing Houses di Diego Lama. Clean Edizioni
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EDITORIALI FLASH BLOG EDITORIALI LPP Doppio vincolo Il doppio vincolo è la forma più inattaccabile di esposizione di un concetto in una discussione, perchè, qualsiasi risposta dia l'interlocutore, questa risulta inadeguata. Esempio di doppio vincolo: "I prestinenziani non esistono perchè se vuoi essere prestinenziano devi criticare Prestinenza, ma se critichi Prestinenza non puoi essere prestinenziano. Quindi, se ti senti prestinenziano, non lo ÔǪ
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In redazione: LPP, Anna Baldini, Edoardo Alamaro, Marta Atzemi, Furio Barzon, Diego Barbarelli, Valentina Buzzone, Diego Caramma, Francesca Capobianco, Christian De Iuliis, Luigi Catenacci, Marcello del Campo, Arcangelo Di Cesare, Marco Ermentini, Claudia Ferrauto, Claudia Ferrini, Elisabetta Fragalà, Francesca Gattello, Diego Lama, Massimo Locci, Rosella Longavita, Zaira Magliozzi, Antonella Marino, Alessandro e Leonardo Matassoni, Roberta Melasecca, Alessandra Muntoni, Giulia Mura, Ilenia Pizzico, Filippo Puleo, Marco Maria Sambo, Roberto Sommatino, Graziella Trovato, Antonio Tursi, Monica Zerboni.
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