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(HOME)-LESS IS MORE ? – di Gabriello Grandinetti

(HOME)-LESS IS MORE ? – di Gabriello Grandinetti

Autore: Gabriello Grandinetti
pubblicato il 15 Febbraio 2016
nella categoria Parole

SDF, è l 'acronimo di sans domicilie fixe , ovvero la forma estrema del luogo dove allestiamo, di volta in volta, la nostra dimora abituale di sfrattati della Modernità. Quasi che lo spaesamento a cui ci sottopone l 'incessante liquefazione, teorizzata da Bauman, pervenuta fin qui al suo massimo grado, mantenga ancora una seppur labile coloritura delle radici della propria Heimat : la Patria , la casa nataleÔǪ tra passato e presente. Ma tant 'è che estendendo la locuzione Less is more, oltre il minimo indivisibile dell 'homeless contemporaneo, si manifesti fin da subito l 'impossibilità di un buen retiro assoluto e appaia di fatto un 'eterotopia. per Adorno in Minima moralia : <<Le abitazioni moderne, che hanno fatto tabula rasa, sono astucci preparati da esperti per comuni banausi,>>. Il XX secolo ci ha consegnato una galleria di tipi umani che, come Ludwig Mies van der Rohe, hanno ricoperto lo status di primus inter pares tra i grandi visionari dell 'Architettura Moderna. Così nell 'attraversare il Secolo Breve, troppo spesso contrassegnato da una dimensione intermittente tra utopia e realtà, Mies adotterà la ricetta alchemica Less is more , che fa eco anche al principio di EXISTENZ MINIMUM, di Alexander Klein, da cui discendono i requisiti ergonomici minimi dell 'alloggio-tipo dell 'industrializzazione edilizia. Vedi la Maison Citrohan di Le Corbusier. Versione tayloristica del sistema costruttivo seriale della casa, concepita come macchina da abitare. Sullo stesso orizzonte temporale, il saggio nichilista Ornamento e Delitto di Adolf Loos, inaugurava, apertis verbis, la stagione di un intransigente proibizionismo teorico in contrapposizione al tripudio formalista dell 'Ecole des Beaux Arts. Avverandosi così la convergenza delle declinazioni di uno stato nascente dell 'Architettura Moderna, la cui purezza virginale, depurata di ogni sovrastruttura, farà piazza pulita dei motivi ornamentali di quella ottocentesca e dei suoi precedenti storici. Così la relazione vigente tra forma e funzione, che ha dato origine alla celebre allitterazione di Louis Sullivan, Form Follow Function ( la forma segue la funzione ) , diventa il dogma del Funzionalismo tout court. Ma se per Sullivan la forma segue sempre la funzione, per Mies non ci sono mezze misure : << Form is function >> identificando la forma con la funzione stessa.

Contrapponendo ciò che è utile a ciò che è bello, il Funzionalismo riscatta l 'oggetto d 'uso nella sua algida autoreferenzialità, senza mai oltrepassarne l 'essenza prestazionale. Come ad esempio alcune forme archetipe di utensili del proto design pervenuteci immodificate: la freccia, l 'amo, o quella concavo-convessa del cucchiaio che non lasciano dubbi sull 'uso della funzione che ricoprono, con esigui margini di perfettibilità. Less is more, segnerà il punto di non ritorno per affrontare le tematiche del Movimento Moderno, investite del valore fondativo di un 'integrità strutturale definita skin and bones (pelle e ossa). Una rigida dieta formale custode di un purismo che nulla concede al superfluo. Paradigma di questa architettura, è la Farnswort house, trionfo minimalista dell 'Open Space, costruita a Chicago (1945 '51). Una scatola di vetro sospesa su otto pilastri d 'acciaio, ricetta miesiana, come esito di un procedimento euristico: << La forma è davvero uno scopo? Non è piuttosto il risultato del processo del dare forma? >>. A conferma di questa tesi Mies sostiene di non opporsi alla forma, ma soltanto alla forma come scopo, perchè :<< La forma come scopo porta sempre al formalismo >>. Meno è più e Dio è nei dettagli, amava sostenere, anche se, proprio per la maniacale autorialità combinata a genio e (s)regolatezza, viene da domandarsi se non fosse invece il Diavolo a scansare il divino e annidarsi tra i dettagli. Evitando di incorrere nelle secche di uno scavo filologico che rischierebbe di essere fuorviante, possiamo immaginare il suo mandato professionale esercitato con esemplarità e coerenza.

Restando tra le pieghe di questa tautologia, il cui dominio espressivo sembrava di poter procedere indefinitamente dal cucchiaio alla città, le criticità che hanno investito l 'International Style, come categoria storica, lasceranno sul tappeto quesiti rimasti insoluti. Per ultimo l 'illusione che l 'architettura fosse in grado, da sola, di risolvere le grandi questioni sociali, mutuando l 'oggettività dei bisogni materiali con la soggettività dei sogni. Per restare nel dominio dell 'architettura odierna, il Decostruttivismo ha fatto saltare il tavolo e la partita si gioca tra ordine e caos, mentre è in atto un processo di trasfigurazione urbana la cui pervasività si estende, oltre la portata della sfera d 'azione dei singoli attori o comprimari del progetto di architettura. Entrambe le derive contrassegnate dal tramonto delle utopie massimaliste del Movimento Moderno e dall 'implosione Postmoderna saranno sospinte nel gorgo di un Maelstràm culturale assimilabile alla società liquido- moderna, mantenuta cangiante e in un perenne stato di liquidità che impedisce il consolidarsi in abitudini e procedure. L 'incessante divenire degli eventi, caratterizzati dal dominio dell 'economia del Mercato Globale, ha disattivato i propositi dell 'ossimoro minimalista miesiano, surclassato dal vertiginoso aumento esponenziale della produzione dei beni di consumo e più in generale dalle sfide poste in essere dalla Globalizzazione. Il dilagante Sprawl metropolitano ha dato origine ad una forma di omogeneizzazione conseguente alla perdita di senso dei luoghi, da apparire intercambiabili come la città di Trude, sempre uguale a se stessa come in un perverso isomorfismo , descritta da Calvino ne Le città invisibili : << il mondo è ricoperto da un 'unica Trude che non comincia e non finisce, cambia solo il nome all 'aeroporto >>.