presS/Tletter

presS/Tletter

Learning from Failures – di Michela Ricciotti

Learning from Failures – di Michela Ricciotti

Autore: Michela Ricciotti
pubblicato il 22 Gennaio 2015
nella categoria Parole, Untitled di Michela Ricciotti

Imparare dai fallimenti e ' il tema di riflessione lanciato dall 'arch. Boeri sul sito the Tomorrow, nel quale invita alcuni famosi colleghi a discuterne. Boeri cita quello che considera il grande insuccesso della sua carriera di architetto: il progetto della Maddalena per il G8, abbandonato dopo che il governo dell 'epoca ne trasferì la sede all 'Aquila mentre i lavori erano ormai in fase di ultimazione e, per la cronaca, tuttora in degrado. (http://www.failedarchitecture.com/notes-┬¡ÔÇÉon-┬¡ÔÇÉla-┬¡ÔÇÉmaddalena/) Che cos 'e il fallimento in Architettura? Perche non se ne parla? Può diventare un elemento di analisi da ricapitalizzare? Boeri parla esplicitamente di errori professionali, progettazione inadeguata o tecnicamente fallace. Sottolinea il fatto che tutti noi architetti costruiamo la nostra credibilità sui successi, i progetti realizzati, i riconoscimenti istituzionali, evitando di mostrare un lato della professione piu ' oscuro, percepito come un tabù dell 'architettura: quello delle sconfitte. C 'è da chiedersi in una societa ' che vive di superomismo e riconoscimento mediatico onon ultima la discussa etichetta di Archistar o quale buon motivo potrebbe esserci per comunicare e condividere pubblicamente errori o veri e propri fiaschi? Potrebbe equivalere ad un suicidio professionale. Le prime risposte arrivano da Koolhass, Eisenman e Gregotti. Il primo rimanda la questione del tabù al contesto del mercato del lavoro, che decide chi reclutare e chi no; inevitavibile per Koolhass la considerazione che la formula del successo si traduce in una questione di sopravvivenza professionale. Eisenman afferma l ' inadeguatezza delle categorie successo/fallimento: si parli di buona o cattiva architettura. Gregotti, invece, introduce il filtro della Politica come misura dell ' esito positivo o negativo delle sue opere. A dire il vero, gli architetti hanno a che fare tutti i giorni con piccoli insuccessi, dai quali puntualmente ricominciano. L 'ambito del cantiere di un progetto, ad esempio, e ' quasi sempre saga dell 'imperfezione e terreno fertile per l 'errore: progettuale, di comunicazione, materiale. Non sempre vi si può porre rimedio. E ' un processo che rende la pratica dell 'architetto tanto piu ' ricca di sorprese e soddisfazione, quanto più si riesce a trasformare quella possibilità di errore in occasione per migliorare l 'idea iniziale. Provocatoriamente direi che questo processo di ottimizzazione è del tutto casuale. Casuale, non causale, come si vorrebbe. Ma l 'insuccesso può essere un fenomeno altrettanto casuale. Anche la buona Architettura può essere ed e ' piena di storture, vizi costruttivi, scarsa sensibilita 'alle istanze dei clienti o dei fruitori. La sua condizione di construenda o letteralmente, dover essere costruita -┬¡ÔÇÉ innesca una connessione profondamente diretta con la realtà: mutevole, imperfetta, inattesa. Boeri si riferisce evidentemente anche ad errori di tipo strategico, alle capacita ' previsionali o visionarie della progettazione. L 'Architettura deve dare soluzioni e/o visioni: questo quello che ci si aspetta. D 'altro canto pero ' deve anche porre domande e creare dubbi filtrando in maniera critica le grandi questioni. Deve avere la forza di trasformare l 'idea in una realtà attrattiva, dinamica, e possibilmente stupefacente. Ma le evoluzioni sono imprevedibili: un progetto si ferma per motivi politici, un 'opera architettonica viene completamente alterata rispetto al progetto originario, viene modificata perche ' non piu ' aderente alle esigenze ultime degli utenti, alle condizioni economiche degli operatori immobiliari, ai gusti dei clienti, alle esigenze del mercato immobiliare, finanziario, pubblico. Forse, dunque, vale la domanda inversa, apparentemente scontata e ampiamente discussa: che cosa determina una buona architettura, un 'opera di successo, un riconoscimento? La risposta arriva da questi fallimenti, insuccessi, fiaschi, ovvero progetti reali o potenziali che attraversano diversi ostacoli fino a rimanerne imprigionati, esprimendo in questo modo opportunità mancate o, viceversa, scelte errate. In tal senso, il tema suggerito da Boeri diventa un nodo da sciogliere molto fertile per la comprensione di quella dualità -┬¡ÔÇÉdai confini ambigui-┬¡ÔÇÉ casualità/causalità, che molto spesso non consente di approfondire le dinamiche nel processo generativo dell 'architettura.