Autore: Diego Barbarelli
pubblicato il 22 Aprile 2014
nella categoria Giovani Critici 2014, presS/Tcontests
Testo inedito
Rendere visibile agli occhi ciò che è celato nell’anima.
Non pare di certo un qualcosa presente nel destino di chiunque.
Eppure capita a volte di avere l’impressione che quella materia , creatrice di luce ed ombra , umori e suggestioni, sia il risultato di tale processo.
Strumento appartenuto a chi nel passato ha lasciato traccia tangibile di sè stesso, un monito all’umanità : si può raccontare senza parole , ci si può emozionare senza lieto fine.
Voltando pagina , guardando al presente o ancor meglio al futuro , cosa rimane di tutto ciò? Che missione ha l’architettura nell’universo odierno? Che senso abbiamo noi , abbagliati dalle BIGNESS e dalle “grandi bellezze” che ci sembrano oggetti di vita quotidiana ma sono lontane anni luce dai nostri zaini , dai nostri pc ammaccati , dalle nostre sigarette spente , dai nostri appunti disordinati.
Tratti fugaci solcati senza rancore , geometrie che una volta estruse daranno vita a spazi e volumi,nidi e rifugi destinati a individui che li vivranno per sempre o forse nemmeno per un ora, con quel senso di incoscienza legata a tutto ciò che c’è dietro.
Domanda sacrosanta. Cosa c’è dietro?
Bing-bang contemporaneo. La matita tocca il foglio. La grafite scinde la carta dal vuoto che la imprigionava.
Il delirio ha inizio.
Mille domande senza risposte iniziano a vagare in quella stanza , dove magari in sottofondo già erano scandite note di un pianoforte malinconico a tratti schizofrenico o una musica elettronica.
La mano corre veloce , non c’è tempo per fermarsi a pensare. Il tratto organico è sintomo di sicurezza , della sicurezza che si ha di voler rappresentare ciò che è presente nella nostra sinapsi del momento o di qualche tempo che lo precede , senza sapere ancora il modo per renderlo immagine.
Giancarlo De Carlo diceva L’architettura diventa generosa e significante per gli esseri umani solo se è un’estensione gentile e delicata dell’ordine naturale.
Se per ordine naturale intendiamo la natura più primordiale e madre di ogni cosa , potremmo argomentarlo sotto tanti aspetti;
ma se per ordine naturale volessimo interpretare la contestualizzazione di ciò che nasce dalla nostra mente per mezzo dell’energica mano inserendola nel panorama attuale,beh,di cose da dire ce ne sarebbero ancor di più.
Panorama.Landscape.Città.Società.Prospettiva.Dubbio.
Brainstorming continuo e domanda retorica citata da film tardo-adolescenziali .
Che ne sarà di noi?
Ma poi…noi chi? Noi che crediamo ancora che con il sacrificio ed il sudore ancora si possa ottenere qualcosa? Noi che chiudiamo gli occhi immaginando il giorno in cui i nostri .pdf e i nostri disegni in cad fatti con dei pennini improvvisati possano diventare materia?
Su un muro giorni fa ho letto: QUESTO NON E’ UN PAESE PER GIOVANI.
Quanti giovani sono per questo paese?
Amo viaggiare , amo rubare con gli occhi , amo confrontarmi e conoscere altre linee di pensiero. Amo l’Italia. Amo la mia terra , la mia città e la mia gente. Amo me stesso per i sacrifici che riesco a fare pur avendo davanti a me un’unica prospettiva. La speranza.
Può la speranza morire senza far rumore? Sono convinto di no. E se realmente la mia generazione ha ancora voglia di combattere ,se ha senso spegnere il telegiornale e continuare caparbi a immaginare un cambiamento migliore,se hanno senso i treni persi e gli sguardi rubati nelle stazioni , le notti in bianco e le utopie di un qualcosa di migliore.
Allora no. Nulla può morire. Nemmeno il nostro coraggio.
E queste righe , le quali più che un saggio critico rappresentano lo strapparsi l’anima e metterlo sul banco degli imputati , non saranno poi nemmeno un gran che .
Sono però nient’altro che la realtà, la stessa che l’architettura trasmette senza bisogno di altre parole.
Le uniche didascalie siamo noi.
DATI PERSONALI:
Nome: Matteo
Cognome: Coluzzi
Data e luogo di nascita: 30.4.1991 , Latina (LT)