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I nostri dei sono i farmaci. Un nuovo inizio – di Marco Ermentini

I nostri dei sono i farmaci. Un nuovo inizio – di Marco Ermentini

Autore: Marco Ermentini
pubblicato il 9 Gennaio 2014
nella categoria Farmacia di Marco Ermentini

Ieri ho avuto una forte cervicale e sono passato in farmacia per un'Aspirina prontamente inghiottita, nel pomeriggio il mal di schiena è comparso e ho preso un Voltaren, alla sera dopo una preziosa Citrosodina mi sono assicurato un lungo e dolce sonno con un Tavor. Non è una descrizione clinica ma una semplice giornata standard. La nostra specie è piuttosto coriacea ma da tempo ci stiamo abituando ad una medicalizzazione della normalità. Saranno la crisi o forse gli spot martellanti che ci esortano a essere sempre in forma assumendo sostanze miracolose, il risultato è che il consumo di farmaci si sta trasformando in una vera e propria devozione personale. Con il tramonto dei grandi racconti forse le uniche divinità rimaste sono proprio loro: i principi attivi dei farmaci, le prodigiose molecole della guarigione. Così per il nuovo anno la nostra FARMACIA è attrezzata con nuove medicine che verranno proposte per curare la situazione, ad una sola condizione però.

Agli architetti si deve dire che è giunto il tempo di smetterla di vedere solo il peggio perche ciò distrugge la nostra capacità di azione e quindi in questi tempi difficili sperare non è stupidamente romantico ma si fonda su solide basi: la storia ci insegna che il futuro è fatto anche di coraggio, compassione, sacrificio e gentilezza. Forse indirizzare le nostre azioni e la società su un binario più umano, verso vite più semplici e comunità più vivibili, forse tornare a valorizzare l'esperienza fisica del mondo e della sua materia tangibile possono essere buoni propositi per l'anno nuovo. Allora conviene concentrare la nostra attenzione sulle piccole azioni quotidiane capaci di convertire la fragilità in valore, esse sono i semi del grande cambiamento che ci attende. Testimone di questo mutamento è questa stessa rivista che si configura come un esperimento, mai tentato prima, di una nuova e viva "comunità di immaginazione".

Conclusione: per la loro capacità visionaria di sognatori del futuro e di esploratori dei mondi possibili, le persone più adatte a questo nuovo compito sono proprio gli architetti.