Autore: Zaira Magliozzi
pubblicato il 25 Ottobre 2012
nella categoria Corrispondenze... di Zaira Magliozzi, Pagelle
Inaugurata il 18 ottobre al Maxxi di Roma, la mostra, a cura di Marilda Talamona in partenariato con la Fondation Le Corbusier di Parigi, racconta le influenze che l 'Italia ha avuto nel percorso di formazione del maestro del movimento moderno.
Tra schizzi, disegni, acquerelli, dipinti e fotografie traspare la storia del difficile rapporto con il nostro Paese dove, nonostante i progetti, come il Centro Calcolo Olivetti a Rho e l 'Ospedale di Venezia, Le Corbusier non è mai riuscito a realizzare nessuna architettura.
Voto complessivo: 4
Il primo, evidente punto di debolezza della mostra sta nella linea curatoriale, o nella sua assenza. Può un museo che nel nome ha scritto il suo statement, continuare a proporre mostre di architetti, importanti si, ma non certo contemporanei? Dopo Moretti, Nervi e Rietveld ora è la volta di Le Corbusier. Chi sarà il prossimo, Michelangelo?
Non si può continuare a leggere motivazioni del genere: la conoscenza dell 'architettura è imprescindibile per la comprensione del tempo presente così come per immaginare il futuro; mostrare nel museo l 'opera di colui cha ha preconizzato una rivoluzione in architettura e l 'ha vista compiersi risulta quasi un atto dovuto come afferma Margherita Guccione, direttore del Maxxi Architettura. Promuovere solo la conoscenza di ciò che è stato non può bastare per un Museo che si definisce del XXI secolo.
Tema: 4
La mostra, se da un lato ha il merito di portare in Italia e far vedere da vicino disegni e schizzi originali del maestro, dall 'altro sembra troppo didascalica, con poco nerbo rispetto all 'importanza del personaggio trattato. Di Le Corbusier si è scritto e detto tanto. Innumerevoli le pubblicazioni e le mostre di grande qualità. Mancava forse all 'appello il rapporto con l 'Italia. Ma quanto è importante e centrale questo aspetto se, ironia della sorte, in Italia non abbiamo neanche una sua opera?
Allestimento: 5+
Il progetto di allestimento, opera di Umberto Riva, gioca in modo brillante sulla evidente differenza tra le sovradimensionate pareti in tavolati lignei e gli spesso piccoli fogli schizzati. Un interessante salto di scala che esalta degli oggetti così difficili da esporre. Ma la pecca di questo sistema espositivo sta nel tentativo di predominare lo spazio, evitando il dialogo con l 'architettura dalla Hadid. Una lotta impari dove l 'allestimento ne esce visibilmente sconfitto.
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