Autore: Francesca Gattello
pubblicato il 13 Agosto 2012
nella categoria Design, Parole
Nello scorso articolo sostenevo che il progetto può coinvolgere tutte le manifestazioni della realtà materiale, così, in questo secondo intervento ho deciso di affrontare una tematica apparentemente estranea al design: l 'editoria. Lo spunto mi è stato dato da una mostra che verrà ospitata fino al 2 Settembre 2012 nel Museo del Novecento di Milano: Episodi dell 'arte a Milano. Libri d 'artista ed editoria negli anni Settanta. 1969-1980. Questa mostra non solo offre una panoramica su alcuni degli eventi che segnarono la storia del design italiano e internazionale, ma dà, inoltre, la possibilità di osservare come, talvolta, la trasversalità delle discipline permetta ad esse di contagiarsi a vicenda, facendo sfumare il confine che le separa.
Episodi, dunque, come esperienze che hanno permesso la progettazione creativa del supporto cartaceo, elemento con il quale abbiamo un rapporto sempre meno diretto. La materia concreta con cui sono fatti tutti i progetti esposti negli Archivi del Novecento o i libri d 'artista, i manifesti, le riviste d 'arte, le fotografie o ci riporta ad un momento in cui la diffusione delle idee era affidata quasi esclusivamente alla carta stampata, da distribuire, leggere, toccare, declamare, appendere o, chissà, stracciare: azioni che oggi hanno perso la forte carica emotiva di cui erano impregnate nel decennio degli anni '70.
Milano in quel periodo era un frenetico crocevia di esperienze artistiche e progettuali che si svilupparono sulla scia del miracolo economico postbellico e come conseguenza alla diffusa e crescente insoddisfazione provocata dalla mancanza di una politica industriale e di adeguate riforme che non permisero di realizzare cambiamenti concreti. Tutto questo favorì lo sviluppo di un clima culturale denso di utopia che investì non solo la politica ma anche l 'arte, l 'architettura e il design, e che si realizzò con la nascita dell 'Arte Programmata. In questo movimento si distinsero due tendenze opposte: da una parte la liberazione della creatività individuale, dall 'altra un universo rovesciato dove l 'artista ricercatore costruiva modelli scientifici di percezione estetica del mondo. Tra gli autori in mostra, due in particolare - considerati tra i padri fondatori del design italiano - rappresentano queste categorie: Bruno Munari, che affronta con ironia, sarcasmo ed ingenuità il mondo artificiale, e Enzo Mari, il cui obitettivo era fondare realtà sempre più estese sulla base di quei modelli scientifici. I Prelibri di Munari sono una serie di 12 piccoli libri dedicati ai bambini che non hanno ancora imparato a leggere e scrivere, disegnati per adattarsi alle loro mani e assemblati usando diversi tipi di materiali, colori e rilegature. Vengono così offerti una varietà di stimoli, sensazioni e emozioni, che nascono dall'accostamento di percezioni e immagini. Con Proposta per un 'Autoprogettazione, Mari vuole, invece, spingere le persone ad appropriarsi fisicamente del progetto in un esercizio che diventa suggerimento educativo.
Successivamente, a cavallo tra gli anni '60 e '70, nasce un movimento che cambiò drasticamente il modo di progettare: il Radical Design. Non sono più il criterio e la ragione a coordinare urbanistica, architettura e design ma un senso emozionale fortemente legato alla comunicazione, al racconto, all 'esternazione di pensieri e desideri. Tra le Riviste d 'arte in mostra vi sono gli unici due fascicoli pubblicati di Global Tools, documenti teorici che testimoniano la formazione di gruppi, composti da architetti e designer, che diedero vita a questa stagione di profonda trasformazione, e un numero di "Casabella" che porta come titolo di copertina Radical Design. L 'urgenza di rinnovamento delle arti espressa in questo periodo portò a radicalizzare o a sovvertire i temi, le convenzioni, le forme stilistiche e ad esprimere in maniera evidente il carattere militante degli interventi artistici attraverso la realizzazione di progetti visuali dall 'enorme impatto comunicativo e provocatorio (come La Vittoria di Jean Tinguely, gigantesco fallo dorato posto in fronte al Duomo di Milano e fatto bruciare in occasione del decimo anniversario del Nouveau Realisme).
Grazie alle svariate opere di artisti italiani e stranieri operanti a Milano esposte in questa mostra (tra cui Vincenzo Agnetti, John Baldessari, Enrico Baj, Gianni Bertini, Alighiero Boetti, Irma Blank, Cioni Carpi, Ugo Carrega, Giuseppe Chiari, Dadamaino, Luciano Fabro, Vincenzo Ferrari, Marco Gastini, Emilio Isgrò, Ugo La Pietra, Bruno Munari, Giulio Paolini, Ettore Sottsass, Franco Vaccari, Ben Vautier, ...), volgiamo uno sguardo malinconico verso queste esperienze di estrema libertà sperimentale e di convinto impegno intellettuale. Le opere di Enrico Baj The Biggest Art-Book in the World e di Alighiero Boetti Da uno a Dieci, oltre ai già citati "Prelibri" di Munari, sono rivolte in maniera diretta ai bambini ma implicitamente anche ad un pubblico adulto capace di mettersi in discussione e di riconsiderare il mondo conosciuto sotto un punto di vista più giocoso ed ingenuo. Information di Hanne Darboven e 1965/1 o Infinito. Detail 1602183-1728670 di Roman Opalka propongono un 'interpretazione fatta di ripetitività inquieta e precisione ossessiva. Profondamente toccante la pubblicazione di Emilio Isgrò La Bella Addormentata nel Bosco: le parole dalla favola una volta cancellate si caricano di nuova linfa portatrice di svariati significati, non si tratta più della storia che è stata raccontata ma di una ricostruzione soggettiva e di libera interpretazione. Infine vorrei ricordare il Libro Dimenticato a Memoria di Vincenzo Agnetti, la cui assente tangibilità delle parole, brutalmente strappate al volume per mezzo di una fustellatura, rappresenta simbolicamente il bisogno di azzeramento del pensiero sull 'opera artistica che dominerà l 'Arte Concettuale.
Per mezzo di queste esperienze emerge possibilità di comprensione alternativa della carta stampata, in particolare del libro, non più come una semplice superficie da riempire con gli strumenti condivisi del linguaggio codificato, ma trasformata in una finestra aperta su un mondo interiore evocato attraverso un alfabeto intimo e personale.