Autore: redazione
pubblicato il 16/07/2012
nella categoria Giovani Critici 2012, presS/Tcontests
Testo edito, pubblicato su CityVision magazine n┬░4 del 17/09/2011.
Possibile che il mondo non sia grande e variegato a sufficienza, tanto da soddisfare le bocche più affamate di curiosità e diversità, specie e categorie, colori e nazioni? E perche strane figure veneziane si aggirano per il mondo, parlando napoletano, ma essendo chiaramente di nazionalità americana?
E ‘ un vero e proprio fenomeno questa voglia sfrenata di avere piccoli pezzi di mondo, e in particolare di città, a portata di Stato e Venezia è l ‘attrattiva più desiderata e studiata presente sotto forma di hotel, parchi gioco, modellini e dipinti.
Cresce così negli anni, non tanto la riproduzione di città e scorci monumentali per l ‘impossibilità economica di visitarli fisicamente, ma la riproduzione per poter affermare anche noi abbiamo una Venezia, e abbiamo anche il Canal Grande, venite a visitarci!.
Questo è lo spirito che ha spinto una città intera a seguire la febbre da riproduzione, la capitale della Silicon Valley è la città finta più vissuta e visitata, patria del divertimento scellerato, della ricchezza sperperata e del lusso mostrato, Las Vegas non poteva non avere una sua Venezia, anzi un hotel intero votato al culto della laguna veneta.
Il Venetian offre scorci di canali conditi da autentici gondolieri, bianchi e blu con la rotonda paglietta, dall ‘accento forzatamente inglese-veneto e, come se non bastasse, un Ponte di Rialto uno a uno pedonale, ma con fiumi di macchine che vi scorrono sotto invece della torbida acqua lagunare.
Nelle Venezie della finzione, in realtà non c ‘è vita, e questa immagine della città come attrazione non vissuta, se non per quel veloce passaggio in gondola, non aiuta quello che negli ultimi anni è conosciuto come lo spopolamento della laguna, sono i turisti che vivono la Venezia reale e chi lavora per loro, che però si guarda bene dal rimanervi oltre le undici di sera o di risiedervi, attori della perdita di memoria e delle tradizioni, dei bacari e delle polpettine, degli spritz e dei tramezzini pieni di leccornie, dei cicchetti e delle sarde en saor.
Ma tutto questo desiderio e questa spinta creativa ha una data di nascita ben più lontana del 1996 e di Las Vegas, risale ad un tempo in cui, soprattutto nelle campagne della Gran Bretagna, ricchi signori avevano il desiderio di creare mondi su mondi, sarà forse il fattore isola che li spingeva a riprodurre ciò che già bello e vario era di natura, ma fatto sta che negli anni Venti gli abitanti di un intero villaggio del Buckinghamshire, con a capo Sir Roland Callingham, decisero di improvvisarsi urbanisti e paesaggisti per creare il primo villaggio-riproduzione in miniatura.
Dall ‘isola, la fame di miniature rigorosamente in scala 1 a 25, si è espansa fino alla terra dei papaveri (Madurodam), è scesa attraverso la Germania, l ‘Austria ed è arrivata al nostro Bel Paese, più precisamente alla costa romagnola, dove nel 1970 viene riprodotta una bella fetta d ‘Italia ed è qui che si comprese il potenziale attrattivo di Venezia in miniatura.
L ‘Italia in Miniatura è il primo parco che ha unito il divertimento del parco giochi con il divertimento culturale, riproducendo gran parte dei monumenti italiani ed europei per chi durante gli anni della ripresa economica italiana, poteva permettersi di guidare fino a Rimini, ma non ancora di volare oltre confine o visitare le città monumento italiane.
E Venezia è il punto più elevato nella scala dei monumenti fatti città, attrattiva in toto e luogo prediletto di fantasie e curiosità turistiche: dalle strane barchette, le gondolete, alle case/palazzi palafitte, i ponti pedonali, ginnastica quotidiana degli abitanti, fino ai vicoletti disorientanti delle calle. Ma la grande attrattiva è il Canal Grande, quattro chilometri di museo all ‘aria umida e aperta, che incanta e fa scattare la lampadina a molti di riprodurre in scala il tour in gondola.
E viste le premesse, poteva forse mancare la Cina a cimentarsi nella copia? Eh no, un paese conosciuto proprio per la sua abilità nella perfetta clonazione di qualsiasi oggetto, opera o vetrina, non poteva che ricreare una città sosia prima dell ‘originale e poi, anche di quella americana.
Macau è la Las Vegas cinese, o come è detta la tigre d ‘oriente, l ‘essere tigre forse deriva dall ‘aggressività nella riproduzione sfrenata e nello stile di vita a cui si aspira visitandola. Dal resto della Cina e soprattutto da Hong Kong, arrivano miliardari e benestanti a sperperare i loro averi tra casinò e prostitute, lusso rivestito, gioco d ‘azzardo e incassi alle stelle per lo Stato. Questa corsa alla ricchezza e alla bella mostra di essa, ha fatto scattare la scintilla per la corsa al grattacielo più alto, all ‘hotel con più stanze, all ‘accoglienza migliore da parte del gentil sesso e, in tutta questa concitazione, non poteva mancare un altro Venetian, un altro Ponte di Rialto, nuove gondole e nuovi gondolieri.
Chi l ‘ha vissuto da vicino nè parla con stupore, terrore e enfasi allo stesso tempo: Al secondo piano sono ricostruiti i canali della città, con acqua vera, ponti e cielo stellato. Il cielo cambia luminosità e colore col passare delle ore. Ad una cifra spropositata puoi fare un giro in gondola, con delle gondole fintamente a remi (in realtà spinte da un motore ad elica silenziosissimo) e dei gondolieri finti napoletani (americani che cantano Iamme iamme ià funiculi funiculà…con un accento ridicolissimo).
E qui la questione sconvolgente è un ‘altra: perche i gondolieri veneziani cantano in napoletano, sono americani e fanno finta di parlare soltanto italiano? E ‘ il trionfo del fake.
Lasciando passare questa dimensione estrema, è bello per un po ‘ tornare agli anni Ottanta, alla spensieratezza dell ‘essere bambino, ai colori primari, al blu rosso giallo verde bianco e nero dei mattoncini danesi e alla loro dimensione costruita per chi grazie a loro è diventato grande, talmente grande da provare un piacere inspiegabile nel camminare fra palazzi, case, porti e città ricostruite grazie a milioni di unità di Lego.
Legoland, è qui che Venezia è riprodotta nel modo più romantico possibile; è il fattore occhio esterno che spia a renderla più affascinante e l ‘essere abitata dai tipici omini a renderla molto più concreta e veritiera.
La parte interpretativa dei colori vince sulla copia scontata delle forme e dei materiali, così come vincono le visioni artistiche; quella della Impossible Venice trasportata in una grande nave da crociera di Ludovico De Luigi, rende perfettamente l ‘idea dell ‘oggetto in grado di essere spostato e contestualizzato a seconda delle esigenze finto-turistiche dei grandi paesi dei balocchi.
Non verrà mai riprodotta e copiata abbastanza da trasformarla in un ‘inutile realtà, sarà sempre spiata, controllata, mercificata; per fortuna non si chiama Monnalisa e non è mobile come vorrebbe Il Rigoletto, ma soprattutto non è una donna come tante, è l ‘ammaliante Signora Venezia.
Maria Azzurra Rossi
DATI PERSONALI:
Nome: Maria Azzurra
Cognome: Rossi
Data e luogo di nascita: 30/01/1984 Arezzo
Professione: architetto / editor