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La potenzialità dell ‘inutile e l ‘inutilità del superfluo: riflessioni sul vuoto urbano_ di Federica Pisuttu

La potenzialità dell ‘inutile e l ‘inutilità del superfluo: riflessioni sul vuoto urbano_ di Federica Pisuttu

Autore: redazione
pubblicato il 16/07/2012
nella categoria Giovani Critici 2012, presS/Tcontests

Testo inedito.

├ê di circa un mese fa l ‘ultimo esempio di occupazione, da parte di collettivi di artisti, di luoghi abbandonati nel cuore della città per la creazione di nuovi spazi per la cultura: stiamo parlando di Macao a Milano. Il nuovo movimento di pubblica partecipazione dal basso ha preso possesso per dieci giorni della torre Galfa, grattacielo di trentuno piani di proprietà dell ‘imprenditore Salvatore Ligresti, abbandonato per quindici anni e beffato dai nuovissimi, scintillanti colossi di vetro e acciaio che gli stanno sorgendo tutto intorno nell ‘area delle ex Varesine.
Del resto la pratica del riuso temporaneo di spazi in abbandono non è affatto nuova, anche se nel corso degli anni ne sono cambiate modalità e obiettivi. Dalle occupazioni abitative ai centri sociali alle comunità di artisti, ci si re-inventa sempre nuove procedure per la riconversione di edifici che attendono di essere riqualificati, creando interessanti situazioni di sperimentazione urbana.
I vuoti urbani all ‘interno delle città si trovano, all ‘interno del loro ciclo vitale, in una situazione di immobilità funzionale determinata da cause che possono essere le più varie, come crisi economiche, cambiamenti politici, necessità di nuovi spazi e nuove infrastrutture, dismissione delle originarie funzioni senza riconversione alle nuove esigenze. La città, come un organismo, cresce e si evolve, lasciando morire alcune sue parti per potenziarne altre.
Quando presenti, i progetti di riqualificazione degli edifici, delle infrastrutture, o più in generale dei vuoti tardano spesso ad arrivare per altrettanto numerosi motivi. Questi possono comprendere gli elevati costi di riconversione e bonifica, le opposizioni politiche o degli attori locali o lo scarso valore economico delle aree o degli stessi edifici.
Nella trama delle città storiche, di cui il territorio italiano è così profondamente intessuto, questi spazi rappresentano l ‘occasione imperdibile per la ricerca di una nuova qualità urbana. Sullo sfondo di uno straordinario e preoccupante consumo di suolo, assistiamo oggi alla realizzazione dei fantasmagorici progetti dello star system internazionale, utilizzati di frequente come vetrina del politico di turno per fare presa sui potenziali elettori. Spesso l ‘oggetto architettonico è completamente avulso dal contesto in cui si inserisce, non cerca alcun tipo di dialogo con esso, è perfettamente autoreferenziale.
Un esempio molto frequente è costituito dagli spazi per la cultura e l ‘arte. Ne abbiamo davvero bisogno? Sono così necessari nuovi volumi?
La risposta a questi quesiti pare fin troppo chiara. ├ê indispensabile cogliere la grande occasione offerta dai vuoti urbani, valorizzare e riqualificare le specificità locali, in un ‘ottica di sostenibilità ambientale, energetica e sociale.
Le potenzialità di molte aree abbandonate, particolarmente interessanti dal punto di vista architettonico, sono state e sono colte in varie città europee da agenzie pubbliche che hanno il compito di identificare specifici modelli gestionali per utilizzare queste grandi risorse.
Ad Amsterdam, grazie a contratti di uso temporaneo, alcune aree residuali e portuali in disuso sono state trasformate in luoghi di produzione di cultura e residenze temporanee per studenti e artisti. Lungo il muro di Berlino vari spazi dismessi, come una ex fabbrica di componenti elettriche, sono diventati spazi per associazioni ed eventi grazie a progetti temporanei. Anche in America la pratica del riuso limitato nel tempo è diffusa: a Brooklyn e Manhattan esistono spazi commerciali vuoti collocati ai piani terra degli edifici di alcuni isolati: essi vengono momentaneamente gestiti da associazioni che li affidano ad artisti e movimenti culturali, in attesa dell ‘attuazione della loro destinazione d ‘uso terziaria futura.
Anche l ‘Italia vanta alcuni esempi importanti di riuso di spazi vuoti per attività di vario genere: basti pensare all ‘edizione del 2008 del FestArch, svoltasi nell ‘ex Manifattura Tabacchi a Cagliari, o il riuso dell ‘ex centrale Italcable a Roma.
A Milano sono presenti interessanti casi studio, come la Ex Breda Green House, spazio per artisti ricavato nella portineria dell ‘ex fabbrica di Sesto San Giovanni, o la Casa dei Designer ’06, ostello per artisti nato nell ‘ex deposito ferroviario di Porta Genova.
Dal marzo del 2012 il Comune si impegna a realizzare un censimento di tutti i luoghi abbandonati della città per avere un quadro generale del patrimonio edilizio e degli spazi aperti esistenti non utilizzati o sottoutilizzati, in modo da poterli riattivare con progetti legati al mondo della cultura, delle associazioni, delle iniziative produttive e dell ‘accoglienza temporanea.
In una società profondamente schiava delle dinamiche finanziarie, che sempre di più ingabbiano le scelte progettuali a discapito delle reali esigenze del mercato, assistiamo alla nascita di movimenti popolari che chiedono a gran voce più attenzione verso le iniziative sociali, culturali e produttive. Il riutilizzo temporaneo di parti di città che versano in stato di momentaneo abbandono rappresenta il punto di incontro fra due esigenze opposte e apparentemente inconciliabili, e può dare l ‘avvio a usi inaspettati che spesso catalizzano processi di ripresa economica e sociale.

Federica Pisuttu

DATI PERSONALI:
Nome: Federica
Cognome: Pisuttu
Data e luogo di nascita: 24/03/1985 Sassari (SS)
Professione: Laureata in Architettura