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Peter Doig – di Camilla Bonuglia

Peter Doig – di Camilla Bonuglia

Autore: Camilla Bonuglia
pubblicato il 19/06/2012
nella categoria Antidizionario di Camilla Bonuglia, Parole, Senza categoria

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L 'artista, classe 1959 nasce ad Edimburgo per poi trasferirsi a Trinidad e poi in Canada, a Montreal. Peter ricorda la sua infanzia nella quale la sua famiglia non ha mai vissuto per più di due anni nello stesso posto. All 'età di 18 anni si trasferisce a Toronto dove si iscrive ad una scuola d 'arte, decisione presa per la sua passione per la pop art e per la musica, sperando di poter un giorno disegnare le copertine dei dischi dei suoi idoli.

All 'età di vent 'anni và in pellegrinaggio in Germania.

Nel '79 si sposta a Londra e segue un corso di pittura alla Saint Martins School of Art. Negli anni '90 viaggia in giro per la Francia e dal 2002 vive a Trinidad.

Sfogliando la monografia si passa dalle cime innevate alla giungla, dalle metropoli a sfondi fantastici dal nome impronunciabile come Gasthof Zur Muldentalsperre.

In una tela si riconosce Hopper (Lapeyrouse Wall), in altre Gaugin, e nella serie inspirata al film Friday 13th, Munch. In altre ancora, uno stile personalissimo che l 'artista matura durante gli anni '90, che sembra appartenere ai ricordi d 'infanzia, a quel periodo canadese, espresso in paesaggi malinconici, umidi, pieni di laghi e abeti. Sembra che Peter abbia passato molto tempo a capire come, attraverso la materia e il colore, rendere la sensazione d 'umidità alle sue tele.

Ci sono però dei caratteri sempre presenti nei suoi paesaggi, primo su tutti la contaminazione umana; l 'uomo, l 'architettura.

Nella serie Concrete Cabin, per esempio, l 'artista resta affascinato dal volume modernista di Le Corbusier, decide di dipingerlo ma proprio come l 'aveva scoperto lui stesso, ovvero camminando tra gli alberi nel bosco che lo precede. Le fronde, i cespugli e i tronchi spesso in primo piano rendono lo spettatore partecipe della storia che in quel momento la tela racconta. E così si evidenzia quel contrasto tra natura incolta e architettura disegnata, che trova un perfetto rapporto di proporzioni: vivo-morto, mosso-fermo, bagnato-asciutto, natura-artificioÔǪ

Un altro carattere omnipresente è l 'attenzione per i dettagli, in particolare per l 'abbigliamento con cui veste i suoi soggetti pittorici, le maschere indossate da Doig e un suo amico in Gasthof, il cappello a cilindro di Metropolitain (House of Picture), la giacca da sci anni '80 (moon racket) di Blotter; la maschera da pipistrello di Man dressed as batÔǪ

L 'artista ha ammesso in un 'intervista di dedicare molto tempo alla scelta dell 'abito giusto per il dipinto giusto credo che l 'outfit rappesenti uno specifico tempo e momento.

Infatti alcune sue opere nascono come collage: luoghi , figure umane e costumi appartenenti ad un periodo più recente o più lontano, sovrapposti e mescolati tra loro per creare scenari eclettici.