Autore: Roberto Sommatino
pubblicato il 25/06/2012
nella categoria Parole, Ragionamenti di Roberto Sommatino
Se vi incuriosisce sapere cosa accomuna Parmenide e un bollitore elettrico che posta messaggi su Facebook, o Kant e un termometro che twitta ogni mattina, non potete rinunciare a leggere "The democracy of objects", l'ultimo lavoro di Levi R. Bryant.
Il giovane filosofo statunitense, docente presso il Colin College di Dallas, propone una teoria ontologica che suggerisce l'esistenza esclusiva degli oggetti, delle loro proprietà e delle relazioni fra essi, senza nessuna entità trascendente; una teoria per la quale tutti gli oggetti sono singolarità non descrivibili attraverso altri pari: da qui la similitudine con un sistema democratico. La peculiarità di questa visione è che il soggetto stesso diventa un caso particolare di oggetto: una visione paritetica ribattezzata dal suo autore "onticologia", variante della cosiddetta ontologia object-oriented (OOO) che già aveva spodestato l'essere umano dalla posizione privilegiata conferitagli da Kant, e di cui Bryant è uno dei principali esponenti.
L'ontologia tra tutte le discipline filosofiche è forse quella che ha più ricadute di natura strettamente fisica. Bryant, non abdicando al rigore del trattato filosofico e attraverso un fondamentale sforzo di semplificazione del linguaggio, estende la gittata dei suoi ragionamenti a discipline come elettronica, telematica, intelligenza artificiale e design. Tutti ambiti con cui questo testo condivide approcci, modelli e processi, che vengono intrecciati in modo originale e spiazzante allo scopo di sostanziare un'innovativa visione ontologica.
Ingegneri, informatici, designer o urbanisti con il pallino dell'informatica, persino i nerd e gli "smanettoni" più curiosi, sapranno riconoscere, in filigrana, tra i ragionamenti di Bryant, concetti come internet delle cose, spime o ubiquitous computing. Egli delinea, insomma, un ecosistema filosofico sorprendentemente convergente verso le nuove frontiere del design e dell'urbanistica dell'era informatica, quelle in cui i processi e le relazioni fra oggetti contano più delle "cose" stesse. E la democrazia che il titolo evoca, nella realtà che si sta profilando nel web, consiste soprattutto nel fatto che in questo nuovo dominio uomini e oggetti sono accomunati almeno da un diritto: possedere un'identità sui social network.
Il testo o in lingua originale, scaricabile gratuitamente o è consigliato soprattutto agli amanti della filosofia capaci di leggere un codice QR, o agli appassionati di informatica che si trovano a proprio agio con la metafisica. Ma supererà sicuramente anche i pregiudizi di chi usa uno smartphone credendo che si tratti solo di un telefonino, o di chi - come chi scrive - talvolta trasecola davanti ai "convogli-di-parole-e-trattini" dei colleghi di Aristotele e Nietzsche.
Il download del testo è possibile a questo link: http://quod.lib.umich.edu/cgi/t/text/text-idx?c=ohp;idno=9750134.0001.001