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Biennale numero 13 – di Zaira Magliozzi

Biennale numero 13 – di Zaira Magliozzi

Autore: Zaira Magliozzi
pubblicato il 20 Maggio 2012
nella categoria Corrispondenze... di Zaira Magliozzi, Parole

Come sarà la Biennale di Chipperfield? La presentazione, durante la prima conferenza stampa a Roma il 2 maggio, non è stata esaltante. Il curatore inglese è apparso fiacco e sottotono, i progetti confusi e approssimativi, il tema vago e nebuloso. Peccato perche, almeno su carta, l 'idea che sottende l 'intera operazione apre numerosi spunti. Common Ground significa letteralmente terreno comune. Nelle parole di Chipperfield la spiegazione: l 'ambizione è di riaffermare l 'esistenza di una cultura architettonica costituita non solo da singoli talenti, ma anche da un ricco patrimonio di idee differenti riunite in una storia comune. Puntando sul fatto che anche le star più consolidate, pur non ammettendolo, si influenzano a vicenda, condividendo lo stesso patrimonio di idee ed esperienze. Un 'eredità che la Biennale di Chipperfield vuole portare allo scoperto. E come? Attivando dialoghi più che selezionare singoli partecipanti. Per questo a un gruppo ristretto di architetti è stato chiesto di proporre un progetto invitando altri colleghi per confrontarsi da un lato su un terreno comune e dall 'altro mettendo in evidenza le differenze. Così, accanto ai soliti noti come Foster, Hadid, Herzog & de Meuron, Moneo, Koolhaas, Sanaa, Zumthor e Mvrdv - che preferiscono giocare in solitaria - spuntano formazioni messe a punto da Caruso St. John, Fernandez-Galiano e Frampton che ospitano altri interessanti progettisti. Oppure veri e propri raggruppamenti formati ad hoc come gli statunitensi 13178 Moran Street tutti con sede ad Ann Arbor nel Michigan, ma anche i già collaudati Ruta del Peregrino, un insieme di designer e artisti, tra i quali Ai Wei Wei, che hanno lavorato insieme in Messico.

Per ora la confusione, voluta o non, dei nomi scelti e degli intenti appena abbozzati, contribuisce ad aumentare le aspettative. Riuscirà Chipperfield a puntare i riflettori sulla natura collaborativa dell 'architettura e sul potenziale straordinario del suo processo collettivo invece che sui soliti nomi straconosciuti? Vedremo.