Autore: Massimo Locci
pubblicato il 24 Dicembre 2011
nella categoria Contro-Architettura di Massimo Locci, Parole
di Massimo Locci
Monastero dei Benedettini, Catania, intervento di recupero di Giancarlo De Carlo
Tra architettura moderna e archeologia il confronto è sempre stato stimolante e costruttivo; oggi le opportunità di sperimentazione metodologica e tecnologica sono più rilevanti di qualsiasi altro settore progettuale. Esperienze straordinarie di dialogo per differenza e contrapposizione, l'unica che appare ammissibile quando il nuovo si affianca alle strutture antiche, sono state realizzate dai più importanti architetti contemporanei. In particolare i progettisti che hanno abbracciato i linguaggi hight-tech, che consentono maggiore essenzialità, leggerezza e trasparenza degli elementi costruttivi; nell'abbinamento con quelli tradizionali hanno fornito le prove più interessanti. La sovrapposizione talvolta ha rappresentato una messa in evidenza e riscrittura complessiva dei valori spaziali e funzionali, come nel caso molto dibattuto della Villa di Piazza Armerina di Franco Minissi o nel recente splendido restauro del Tempio Duomo del Rione Terra di Pozzuoli del gruppo coordinato da Marco Dezzi Bardeschi.
La ricerca archeologica rispetto alla ricerca storica - che troppo spesso si affida alla sola esegesi del documento - si interessa del processo, dalla ideazione alle modalità costruttive, mettendo in campo procedure innovative e sperimentali; e in questo senso è simile alla metodologia progettuale: il fine è mostrare come si vive l’esperienza dello spazio, delle relazioni urbane e paesaggistiche fino alla struttura formale e comunicativa. Soprattutto si lavora con le nuove tecnologie. "Le fibre ottiche, scrive Francesca Giuliani su la Repubblica del 14 dicembre, tengono d'occhio le tremila lesioni del Colosseo, i satelliti sorvegliano l'assetto del Colle Oppio e della Domus Aurea, le proiezioni tridimensionali valutano la statica del Palatino e quella di ogni capitello, muro, colonna: è l'archeologia di Roma ai tempi del digitale, una strumentazione futuribile applicata al nostro decadente passato. Mezzi preziosi, di supporto al lavoro minuzioso di schedatura dell' esistente, dello "stato di salute"".
I nuovi strumenti di indagine e di monitoraggio, elencati nel terzo rapporto del sotto-segretario ai Beni Culturali Roberto Cecchi, ora in "Roma archeologia" edito da Electa, uniti ai nuovi allestimenti consentono di analizzare le poetiche, i nessi strutturali, i linguaggi e le tecnologie, i materiali e le specifiche tecniche di lavorazione, soprattutto ne specificano le logiche spaziali e talvolta anche le valenze inespresse. Attraversare i ruderi con l'ausilio dell’architettura moderna consente di vivere fisicamente quella antica e immedesimarsi negli strumenti del progettista e nella cultura dell'epoca; significa mettere in relazione lo spazio con il tempo che è il senso del nostro operare.
Fin qui gli aspetti positivi. In verità il rapporto tra architettura moderna e archeologia è ancora inespresso: gran parte dei progetti di valorizzazione delle aree archeologiche sono inattuati (tra le poche eccezioni l'intervento al Foro di Traiano a Roma) e i finanziamenti non consentono nemmeno le minime manutenzioni o le pulizie; quindi incuria e crolli frequenti.
Tra i più gravi quello di parte della Domus Aurea. In questo caso, però, i fondi per intervenire ci sono; si sta intervenendo da circa 2 anni con un progetto non opportuno e di impronta convenzionale, che probabilmente ha determinato il crollo. Ora il Commissario Delegato, ing. Luciano Marchetti, sta proponendo una soluzione corretta, sostenuta dall'archeologo Carandini, che prevede l'eliminazione del consistente strato di terreno sovrapposto (circa 3,00 m.) e delle relative piante del parco che hanno determinato infiltrazioni e lesioni sulle volte. Lo strato di terreno dovrebbe diventare un volume vuoto, con copertura a giardino pensile, indispensabile per la stabilizzazione microclimatica ed igrometrica della Domus Aurea e per la possibilità di effettuare l’attività di ricerca e catalogazione dei reperti archeologici in piena sicurezza. Infine, in considerazione della grande quantità di reperti provenienti dallo svuotamento delle sostruzioni traianee, si potrà qui destinare ampi spazi per il loro deposito.
Un progetto logico che poteva essere attuato da subito. Viceversa venne scartato nello specifico concorso perchè non rispondente al disciplinare di Bando. Mi dispiace anche perchè quel progetto era stato redatto dal mio studio.
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